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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2012 alle ore 07:57.

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Una cerimonia essenziale e veloce, l'84esima serata degli Oscar in quello che ormai dobbiamo chiamare ex Kodak Theatre, visto che il tracollo dell'azienda-sponsor ha fatto saltare anche il contratto che la legava all'Academy. Merito della disciplina di premiati e premiatori, molto asciutti e sintetici, merito di un Billy Cristal in forma che, arrivato alla sua nona conduzione (questa in sostituzione di Eddie Murphy), ormai va sul sicuro.

L'happening si apre con un montaggio in cui l'attore di Forget Paris ed Harry ti presento Sally si intrufola nei film candidati, e non, più importanti della stagione: Clooney lo bacia in bocca in una scena di Paradiso Amaro, si lancia in una corsa in moto nelle vesti di Tin Tin, ragguaglia con arroganza gli allenatori di Moneyball, fa un salto in The Help e poi unisce in una scena improbabile, Hugo Cabret e l'ultimo Mission Impossible con la complicità di Tom Cruise. Sembra un ottimo inizio, ma sarà l'unico guizzo di una serata prevedibile- nei premi- e piatta come show. Vince The Artist: 5 statuette, come Hugo Cabret, ma dal peso specifico completamente diverso. Miglior film, regia, attore protagonista, colonna sonora e costumi per la pellicola francese, migliori montaggio e missaggio sonoro, fotografia, effetti speciali e scenografia per il rivale.

E per quest'ultima i grandi Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo portano a casa il terzo oscar in 7 anni dopo The Aviator e Sweeney Todd. Premi tecnici che mitigano la sconfitta per Martin Scorsese, fin dall'inizio apparso rassegnato. E non poteva essere altrimenti: la cerimonia stile anni '20, l'ossessiva presenza del bianco e nero, persino il posizionamento degli ospiti in sala lasciava presagire la vittoria francese, ennesimo fiore all'occhiello della strategia Weinstein. I due fratelli, infatti, mostrano ancora i muscoli alla serata degli Oscar e sbancano (niente male, in questo senso, come influenza ed efficacia, anche lo scapigliato Brian Grazer). Quello agli scenografi italiani è il secondo premio della serata- e la Lo Schiavo lo dedica, tra gli altri, "all'Italia"- e gli è stato consegnato da un dimagrito Tom Hanks. Sono invece le bellissime Jennifer Lopez- con tanto di vestito troppo strizzato, almeno sul seno sinistro- e Cameron Diaz ad affidare ad Iron Lady il trucco e a The Artist i costumi- con tanto di siparietto dando le spalle alla telecamera. Arriva invece dalle mani di Sandra Bullock il meritatissimo riconoscimento al miglior film in lingua straniera a Una separazione di Ashgar Farhadi.

Lo dedica "agli iraniani che ci guardano, saranno felici in un momento così difficile in cui si parla di aggressioni e provocazioni, perché quest'Oscar illumina un paese di grande cultura, il mio, nascosto sotto la polvere della politica. Lo dedico a chi apprezza le differenze culturali e combatte le ostilità". La prima standing ovation- alla fine ce ne saranno quattro- viene tributata, anche con un certo stupore iniziale, ad Octavia Spencer. Migliore non protagonista, vera mattatrice del sopravvalutato The Help, reagisce quasi svenendo a sentir pronunciare il suo nome da Christian Bale e poi piangendo a dirotto durante il discorso. Alla coppia Bradley Cooper-Tina Fey il compito di distribuire ben tre Oscar: montaggio e missaggio sonoro a Hugo Cabret e, a sorpresa, il miglior montaggio a Millennium- The girl with the dragon tatto. L'unico momento show della serata è affidato al Cirque du Soleil, con acrobazie e coreografie sulle immagini di Intrigo internazionale che, per la seconda volta, fanno alzare tutto il teatro in piedi. A presentarli i due Muppet più famosi, Kermit e Miss Piggy, che poi applaudiranno la "loro" statuetta per la miglior canzone, Man of Muppet, introdotta da un numero niente male, in smoking bianco e piatti da batteria, di Will Ferrell e Zach Galifianakis.

Il miglior documentario 2012, invece, non passerà probabilmente alla storia- è Undefeated, racconto del footbal americano giovanile-, ma lo faranno i suoi officianti: Robert Downey Jr e un'elegantissima e bellissima Gwyneth Paltrow, fingendo di litigare, hanno messo su una scenetta meravigliosa. Eguagliati solo da un Emma Stone in forma smagliante che duetta con uno spento Ben Stiller prima di aprire la busta degli effetti speciali. Fa tutto lei, e conquista tutti. É Chris Rock a impalmare, come migliore animazione, Rango, e giustamente. L'opera più bella e anarchica di Gore Verbinski meritava questa gioia.

Tutti in piedi, di nuovo, per Christopher Plummer: primo Oscar a 82 anni (batte il coetaneo Max Von Sydow), per Beginners, e classe da vendere. Rivolgendosi alla statuetta con ironica rabbia gli dice "hai solo due anni più di me, dove sei stata per tutta la mia vita?", per poi dedicare il successo alla moglie. "Che amo e mi ha sopportato e solo per questo meriterebbe il Nobel per la Pace". A questo punto Crystal si concede uno sketch poco originale ma efficace: con l'aiuto del grande schermo prova a carpire, telepaticamente, i pensieri di attori e registi. Bravo il pur teso Scorsese, in imbarazzo Pitt, ridicolizzato Nolte.

Preso in giro il mitico cane di the Artist un attimo prima che il "suo" film ottenesse il riconoscimento per la colonna sonora da Penelope Cruz e Owen Wilson. Angelina Jolie, con spacco vertiginoso alla Belèn, si prende in carico le sceneggiature. Con posa plastica e gamba aggressiva prova a distogliere l'attenzione del pubblico dalla sua magrezza inquietante. Missione fallita. E lo script non originale va a Paradiso amaro mentre quello originale- di sicuro non uno dei suoi capolavori- ad Allen per Midnight in Paris. Woody, come Fincher e Malick non era nel teatro, perché il cineasta di New York è contrario a prendere aerei solo per essere premiato. Sarebbe venuto se, magari, avesse avuto un concerto della sua band nei paraggi.

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