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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 16:06.

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Lelli Masotti, "Empty words"Lelli Masotti, "Empty words"

Gli esempi sono numerosi. Nelle cinque tavole dei Crepitacoli, di Giuseppe Chiari, del ‘76, illustrazioni del suo Metodo per suonare, l'arte viene ridotta a scarna traccia, a semplice progetto delineato a penna o matita sul foglio bianco, fino alla totale coincidenza dell'arte con la sua stessa definizione.

Nella serie delle Verifiche, invece, il fotografo Ugo Mulas decide, nel 1970, di indagare sul procedimento fotografico stesso: è «una specie di analisi – scrive - per individuarne gli elementi costitutivi e il loro valore in sé: per esempio, che cosa è la superficie sensibile? Che cosa significa usare il teleobiettivo o un grandangolo?».

Archivi della memoria
Percorriamo, dunque, il tragitto della mostra. Tra i primi lavori, un'installazione dal sapore poverista. Sei grandi casse di legno grigioverde sul pavimento, scoperchiate, come archivi polverosi della memoria: contengono fango, terra, detriti, legno, ossa, ma anche vecchi attrezzi agricoli arrugginiti, oggetti e materiali poveri, che sembrano affondati in una mota alluvionale e poi recuperati. L'artista "archeologo" si chiama Claudio Costa, e l'opera, che occupa un'intera stanza di Palazzo Reale, si intitola Antropologia riseppellita, del 1976, e venne presentata a Documenta 6, a Kassel.

Amleto e la modernità
Il lavoro di Vincenzo Agnetti, intitolato Progetto per un Amleto politico, del 1973, ha un intento più scenografico. Un'opera museale, al cui centro sta un "teatro" essenziale, realizzato con geometrie metalliche: è il luogo di una rappresentazione scarnificata, in cui le parole vengono private del loro significato e sostituite da numeri.
Tutto intorno, tre pareti sono costellate di 72 riquadri, ognuno raffigurante una bandiera diversa e, accanto, i "monologhi" di Amleto, nei quali le parole sono sostituite da numeri.

È questa, la strada scelta da Agnetti per giungere a un "grado zero" del linguaggio. In una quarta parete, su fogli bianchi, l'autore - moderno Shakespeare, traccia la filosofia progettuale dell'opera.

«Restaurant Spoerri»
A metà percorso incontriamo la sala più colorata e spettacolare, quella dedicata a Daniel Spoerri, artista del Nouveaux Realisme, che ricrea l'atmosfera di un insolito ristorante. L'installazione evoca quanto avvenne a Milano nel 1975, quando la Galleria Multhipla di Gino Di Maggio, in Piazzale Martini, tra il 19 maggio e il 5 giugno si trasformò nel «Restaurant de Coin du Restaurant Spoerri».

In quell'occasione l'artista organizzò dodici serate di Cuisine astro-gastronomique, invitando artisti, critici, intellettuali nati sotto il medesimo segno zodiacale a portare le proprie stoviglie e cenare insieme. Poi i resti delle cene vennero fissati al tavolo e appesi, col tavolo stesso, al muro.

Immagini di vita collettiva
La mostra evidenzia il definitivo superamento dei confini tra le singole discipline.

Sono tante, le immagini esposte, accanto a video, progetti di architettura e design, sculture, testimonianze di editoria libera e sperimentale.

E alcune sono rimaste impresse nella memoria di una generazione.

Come gli scontri per strada che l'artista Mimmo Rotella ha portato sulla tela, nell'opera intitolata Attacco, del 79, e la festa di Re Nudo al Parco Lambro, nel 76, immortalata da Gabriele Basilico. Nell'incedere dei partecipanti, e nella costruzione dell'immagine, lo scatto evoca il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, con i protagonisti consapevoli del loro essere "contro" gli schemi della società borghese.

Così, tra un'anima in guerra totale e un'altra alla ricerca di illusorie tregue, si consumava il decennio degli anni di piombo.

Le foto di Carla Cerati documentano altre scene di memoria collettiva, dalla folla immensa che segue i funerali di Piazza Fontana in Piazza Duomo, nel '69, alla storica immagine di Calabresi al processo, del 70,, fino ai funerali dei giovani uccisi per strada, durante gli scontri, come Roberto Franceschi, e Giannino Zibecchi.

Nella stessa stanza una scultura metallica verniciata di giallo pende dal soffitto: è l'Armatura per violino di Alessandro Mendini con Davide Mosconi, anch'essa del '75.

Arte e vita
Gli anni Settanta sono anche il periodo in cui il territorio dell'artisticità si amplia fino ad abbracciare quello dell'esistenza, la vita stessa. Le foto di Bernd e Hilla Becher, del 75, documentano i luoghi industriali con le "serie" dei Gasometri, delle Torri d'acqua e delle Fornaci.

In uno dei suoi Paesaggi, del 70, Giuseppe Spagnulo applica una superificie di vetro quadrata - di circa due metri per lato - sul cemento liquido, e poi la frantuma con i piedi.

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