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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2012 alle ore 10:39.

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Nella foto una scena del film "The Descent" di Neil Marshall (2005)Nella foto una scena del film "The Descent" di Neil Marshall (2005)

L'horror, si sa, da tempo non gode di buona salute. Vittima di una scarsità di idee ormai cronica, negli ultimi decenni è parso vivere di rendita, tra seguiti, remake e reboot delle saghe più note (da «Nightmare»a «Halloween»)e reiterazioni soporifere di soggetti ormai abusati. Sembrerebbe, insomma, che ci si stia avviando verso il tramonto dei “film di paura”, per lo sconforto degli appassionati, costretti a rifugiarsi in videoteca alla ricerca di qualche titolo vintage perduto o bandito dalle sale.
Proponiamo qui dieci titoli da scoprire (o riscoprire), in ordine rigorosamente cronologico, non solo per gli appassionati del genere, ma per tutti gli amanti del grande cinema.

The Others (2001) di Alejandro Amenábar - Il primo grande horror del nuovo millennio è una ghost story d’altri tempi, giocata su atmosfere inquietanti piuttosto che su ricchi effetti speciali. Sulla scia del successo de «Il sesto senso» (1999) di M.Night Shyamalan, Amenábar riesce efficacemente a manipolare le aspettative degli spettatori chiudendo con  un finale scioccante e particolarmente originale.
Nonostante il trionfo di critica e pubblico, il regista abbandonerà il genere per dedicarsi a raccontare vicende drammatiche, contemporanee («Mare dentro» del 2004) o storiche («Agora» del 2009) che siano.

Dracula: Pages From a Virgin’s Diary (2002) di Guy Maddin - Raro esempio di cinema muto negli anni 2000, il film è un balletto macabro dove Dracula ha gli occhi a mandorla e i personaggi danzano sulle note di Gustav Mahler.
Nessuno aveva osato tanto partendo dalle pagine del celebre romanzo di Stoker, prima di Guy Maddin: genietto canadese, il cui stile (in questo e in altri film) riprende il linguaggio cinematografico degli anni ’10 e ’20 del ‘900, dall’uso dei mascherini ai filtri per il colore, unito alle più moderne tecniche digitali. Talmente anarchico e unico nel suo genere che la distribuzione italiana non ha mai avuto il coraggio di proporlo in sala.

Gozu (2003) di Takashi Miike - Un horror surreale, un viaggio onirico dove ogni fermata è una piccola tappa verso la delirante, memorabile, conclusione.
La storia è quella di uno yakuza incaricato di uccidere un uomo: se lo lascia sfuggire e  durante la spasmodica ricerca per ritrovarlo, finisce in una cittadina che nasconde curiosi fenomeni grotteschi e paranormali.
Tra i film giapponesi più affascinanti degli ultimi decenni, «Gozu», altro titolo dimenticato dalla nostra distribuzione, è probabilmente l’opera più importante di un regista, Takashi Miike, i cui riferimenti non sono i classici horror nipponici ma piuttosto i film di David Lynch e di David Cronenberg.

L’alba dei morti dementi (2004) di Edgar Wright - Il titolo italiano (l’originale è «Shaun of the Dead») toglie credibilità a uno dei più divertenti e intelligenti lungometraggi degli ultimi tempi.

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