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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 18:50.

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Da lunedì sta raccogliendo dati e visionando monumenti, domani esprimerà una valutazione del cammino fino a questo momento compiuto. La delegazione dell'Unesco composta dall'inglese Cristopher Young, dai francesi Jean-Paul Adam e Alix Barbet è di nuovo in visita all'area archeologica di Pompei per uno dei periodici check up al sito più famoso del mondo, concordati dopo il crollo della Schola armatorum di due anni fa.

Rispetto alla missione di novembre scorso, stavolta però ha trovato qualcosa di diverso: Invitalia è diventata stazione unica appaltante per le gare a valere sul piano di interventi da 105 milioni finanziato dall'Ue. Si accelera insomma sul fronte dei lavori: due gare sono già state affidate e i cantieri si apriranno tra una quindicina di giorni.

In tempo per la visita del commissario europeo Johannes Hahn, attesa per il 6 febbraio. Quattro i bandi in fase di istruttoria, altri tre saranno pubblicati per giugno, nove per dicembre. A pretendere il cambio di marcia, il ministro uscente per la Coesione territoriale Fabrizio Barca che il mese scorso si è recato a Pompei tenendo una serie di incontri istituzionali.

Un comitato per spendere presto e bene
Ha tenuto a bettesimo la nascita di uno «steering commitee» per gli interventi nell'area archeologica, un comitato tecnico di sette persone presieduto dal funzionario del Dps Giampiero Marchesi e «partecipato» dal Mibac, dal Tesoro e da Invitalia. Avrà il compito di relazionare ogni sei mesi sullo stato d'avanzamento dei cantieri. Il modello di lavoro scelto per Pompei - fanno sapere dal ministero della Coesione - vuol essere quello della «coesione rafforzata» tra le istituzioni. Invitalia, già protagonista in fase di stesura dei bandi, gestirà ora in maniera diretta tutte le procedure di istruttoria, così da garantire iter più snelli.

Di fondo c'è la consapevolezza che il «tesoretto» di Bruxelles va speso entro il 2015. Tutto e bene. Il Grande progetto Pompei da 105 milioni è complesso. Si articola in cinque piani: rilievi e diagnostica; consolidamento delle opere; accoglienza e servizi ai visitatori; sicurezza; struttura organizzativa della soprintendenza. I primi bandi attivati riguardano il consolidamento delle opere, ossia il cuore dell'intera iniziativa. La leva da muovere per scongiurare nuovi crolli.

Un concorso d'idee per l'extra moenia
Sempre da fonti ministeriali, si apprende che Invitalia, d'intesa con il ministro Barca, sta anche lavorando a un concorso internazionale di idee per l'area extra moenia di Pompei. Il tema è noto: oltre alla conservazione, occorrono valorizzazione e servizi. Nell'hinterland napoletano questi ultimi risultano particolarmente carenti, per non parlare delle architetture moderne che necessiterebbero di riqualificazione. La gara internazionale di idee consentirebbe di individuare la ricetta migliore per realizzare un circuito virtuoso che tenga insieme il grande attrattore culturale e il territorio circostante. Modello che, nei piani di Barca, potrebbe essere applicato anche a Reggio Calabria e al Sulcis.

Un nuovo piano di gestione
Tornando a Pompei, mission principale della delegazione Unesco consiste nel continuare il confronto che dovrebbe portare, entro maggio, alla stesura di un nuovo e più moderno piano di gestione degli scavi. Un passaggio fondamentale, senza il quale l'area archeologica vesuviana verrebbe addirittura cancellata dalla lista dei siti patrimonio dell'umanità. Si punta a un modello organizzativo che riesca ad assicurarsi ogni anno risorse fisse per cinque o sei milioni. Perché i 105 milioni di Bruxelles prima o poi finiranno e bisognerà fare in modo che il sito si mantenga in piedi senza la «stampella» dell'intervento straordinario. Ben piantato su due gambe: risorse di botteghino (che, in virtù dell'autonomia, restano in loco) e sponsorizzazioni.

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