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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2010 alle ore 15:20.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2010 alle ore 09:19.
Lanciarazzi, anticarro, armi leggere e pesanti. Un arsenale ben fornito ritrovato dalla gendarmeria nazionale della Costa d'Avorio alla periferia settentrionale di Abidjan è l'ennesimo segnale degli ostacoli nell'ombra lungo il percorso di pacificazione che il paese dell'Africa occidentale percorre, molto lentamente, ormai da alcuni anni. Abidjan è una metropoli costruita tra l'Atlantico e il sistema di lagune che la circondano sui due lati: l'accesso alla città si concentra sulla via del nord e attraverso la foresta di Banco, dove i controlli delle forze di sicurezza si moltiplicano spezzando il traffico sempre intenso. Un arsenale sulla porta d'ingresso non è insomma un buon segnale.
Liste bianca, lista grigia
Dopo la guerra separatista del 2002 e lo stallo che ne è seguito, dal 2007 il leader del nord Guillaume Soro, ora primo ministro, e il presidente ivoriano Laurent Gbabo sono costretti dalla crisi e dalle pressioni internazionali all'interno dello stesso perimetro. Disarmo delle forze ribelli ed elezioni presidenziali sono da allora i nodi da sciogliere verso il ritorno alla normalità di un paese che è stato il motore economico della regione e che ora scivola nel declino dell'attesa. Proprio in questi giorni il presidente della commissione elettorale indipendente Youssouf Bagayoko ha avuto il via libera per riprendere il complesso lavoro sulle liste elettorali. In ballo ci sono le grandi elezioni taumaturgiche, attese dal 2005, fissate per il 2010, sperate almeno per il prossimo anno. La questione delle liste è spinosa e forse decisiva per la conferma o la conquista del potere. Oltre un milione di casi di nazionalità incerta da ammettere o meno al voto potrebbero far pendere la bilancia contro il presidente in carica. E come si recita l'adagio, in Africa non si organizzano elezioni se non si è certi di vincerle.
Les fonctionnaires del plateau
Aspettando una soluzione politica che possa riportare il paese sui binari dello sviluppo, la vita quotidiana prosegue lungo i suoi ritmi spezzati. Gli impiegati pubblici raggiungono sfidando il traffico i grandi palazzi del distretto di Plateau, dove si concentrano anche le banche, gli alberghi e le attività commerciali. Quasi un milione di fonctionnaires distribuiti attraverso l'intero paese sono i campioni a rischio della middle-class africana ma anche la fascia di contenimento della crisi sociale. Al centro di una città che è stata - e potrebbe tornare ad essere - di grande prestigio urbanistico, la torre dell'ADB (Banca Africana per lo Sviluppo) attende come un faro spento il ritorno delle attività finanziarie, "temporaneamente" spostate in Tunisia dopo gli scontri del 2004. La sensazione è quella di una struttura sociale che cerca di tenere nonostante le difficoltà e a dispetto della politica, che ha lacerato in nome dell'ivoirité un tessuto sociale complesso basato sulla convivenza di popoli e lingue diverse.
Generazione futuro a rischio
Il rischio più grave si misura parlando con i giovani e con i loro insegnanti, quelli che ho visto fare salti mortali nei licei con 70 alunni per classe. La Costa d'Avorio è un paese che ha una tradizione di forte scolarità, in cui per anni il messaggio sociale è stato plasmato sulla promessa di uno sbocco professionale al termine degli studi. Quindici anni di faide hanno venduto una generazione. I figli dei fonctionnaires si scoprono a languire tra scuole sovraffollate, università pubbliche che generano diplomi fragili e un mondo del lavoro che non li cerca. Chi non ha una famiglia su cui contare si deve arrangiare, ed ecco allora che ad ogni incrocio si materializza l'esercito degli ambulanti che a migliaia trascinano le merci minute del mercato nel traffico dei boulevard. Nel paese che ha visto triplicare la sua popolazione in trent'anni l'unica cosa che non manca sono le braccia, ed è forse per questo che lo spettacolo urbano dei fanacò che ogni mattina invadono pacificamente i parchi e i corsi d'acqua della città con il loro carico di panni da lavare.
Abidjan, la città degli Elefanti