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Economia Lavoro

Marcegaglia: «La Fiom accetti la sfida di Pomigliano»

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 12:30.

La posizione della Fiom sul futuro dello stabilimento Fiat di Pomigliano è «inaccettabile» perché «non si può dire no per difendere alcuni lavoratori, grandi assenteisti, che si mettono in falsa malattia». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, punta il dito contro la Fiom sollecitandola a «ripensare la sua posizione e di cogliere la sfida». Secondo la presidente di Confindustria, l'accordo separato siglato tra Lingotto e alcune sigle sindacali presenta luci e ombre. Da un lato, ha detto, «c'è un pezzo importante del sindacato e una grande azienda, la Fiat, che decidono di lavorare insieme per cogliere la sfida del futuro, salvare 15 mila posti di lavoro, rendere lo stabilimento più competitivo». Dall'altro, però, «c'é un'altra parte del sindacato che dice no a questo é inaccettabile».

Ieri la notizia: accordo separato per il futuro della Fiat di Pomigliano, dopo che nei giorni scorsi Fiat aveva aperto uno spiraglio scartando questa ipotesi. L'accordo per il rilancio dello stabilimento campano - ecco il testo integrale - non è stato firmato dalla Fiom che lunedì riunirà il comitato centrale. Prevede investimenti per 700 milioni per la produzione della nuova Panda in cambio di un quadro sindacale stabile e non conflittuale. «Mi auguro che tanti lavoratori della Fiom votino l'accordo per Pomigliano», ha dichiarato Raffaele Apetino, delegato Fim Cisl.

La proposta sottoposta dall'azienda ai sindacati è stata accettata da Fim-Cisl, Uilm e Fismic. Questa mattina, intervenendo a Venezia a margine del workshop del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti, Marchionne si è detto «abbastanza contento». Poi, allentando la tensione ha paragonato la Fiat alla Nazionale: «Tutti dicono quello che dovrebbe fare la Fiat. È come la Nazionale, tutti sanno che cosa dovrebbe fare». Prima il manager torinese era stato più serio: «Ci stiamo giocando la vita di 5.000 persone. È un'esperienza straordinariamente unica». Poi rivolto ai presenti si è chiesto: «Con quante entità bisogna trovare l'accordo per dare lavoro a 5.000 persone?».

«Tutte le organizzazioni, tranne una, hanno saputo assumere la responsabilità per il futuro dello stabilimento del gruppo Fiat. Confido che alla fine firmino tutti». Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, uno dei primi a intervenire ha commentato l'esito del confronto sullo stabilimento di Pomigliano. «Alcuni hanno saputo fare la scelta giusta al momento giusto - ha detto Sacconi al convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria - hanno avuto il coraggio di decidere, di mettere un punto fermo. Conto sul fatto che seguirà anche la Cgil». Secondo il ministro Sacconi «da oggi il Paese è più moderno». «L'accordo di Pomigliano - ha aggiunto - è un punto di svolta storica nelle relazioni industriali italiane. È un momento di passaggio importante».

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La pensa diversamente Paolo Ferrero, segretario del Prc, che attacca: «La trattativa Fiat
di Pomigliano costituisce il fatto politico più importante di questi giorni. Marchionne tenta con un ricatto di obbligare sindacati e lavoratori ad accettare condizioni di lavoro e di diritti peggiorativi del contratto nazionale di lavoro e delle leggi dello stato italiano».

L'accordo sullo stabilimento Fiat di Pomigliano «non è un ricatto. Il ricatto viene, invece, da ambienti rissosi e più che minoritari». Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha risposto a distanza alle parole di Ferrero. «In ogni caso - ha aggiunto Bonanni a margine della Festa nazionale del sindacato - spero che nei prossimi giorni la Fiom ci ripensi e che Epifani si pronunci su questo».

Intanto sono ore di ansia e preoccupazione tra i lavoratori di Pomigliano d'Arco e delle aziende dell'indotto: l'accordo separato raggiunto nella serata non basta infatti a stemperare il malumore. A lanciare un appello all'ad della Fiat Sergio Marchionne affinchè non chiuda lo stabilimento di Pomigliano c'è anche Anna, operaia 35enne dell'indotto, madre di due figli,da tempo in cassa integrazione. Anna vive ad Ercolano (Napoli). «Sarebbe un dramma per il Sud e per i lavoratori già fortemente penalizzati dai tagli e dalla crisi occupazionale», ha detto ai cronisti la donna, sposata con un impiegato che lavora saltuariamente. Lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco dovrebbe riaprire i cancelli martedì prossimo per i soli addetti al modello Alfa 159, quindi per circa il 60 per cento dei lavoratori.

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