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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 18:23.
È stato firmato nel pomeriggio l'accordo tra la Fiat e Fim-Cisl, Uilm, Ugl e Fismic per lo stabilimento di Pomigliano. All'intesa non ha aderito la Fiom che, pur partecipando all'incontro, ha deciso di non firmare come già aveva annunciato. L'intesa, siglata presso la sede di Confindustra, prevede un testo modificato a 16 punti, uno in più rispetto al testo presentato in precedenza dall'azienda. Il 16esimo punto prevede, infatti, l'istituzione di una commissione paritetica per la verifica delle eventuali inosservanze dell'accordo stesso. I sindacati hanno poi deciso di convocare per martedì 22 giugno il referendum tra i lavoratori dello stabilimento che dovranno dare un parere sull'intesa siglata oggi.
Fiom: testo irricevibile, mette i lavoratori in una condizione di ricatto. Duro, invece, il commento della Fiom-Cgil, che ha confermato il suo «no» all'intesa. «Il testo - ha commentato - il segretario nazionale responsabile del settore auto, Enzo Masini - è irricevibile e va oltre i problemi dello stabilimento. Pone problemi di contrasto alla Carta costituzionale. Noi chiediamo con chiarezza che i lavoratori di Pomigliano non siano messi in condizioni di ricatto tra la chiusura e il licenziamento e la lesione dei propri diritti». Secondo Masini «il referendum non è possibile sotto la minaccia di chiusura e tocca, inoltre, molti aspetti di legge; non è vincolante ed è anomalo». Quanto alle modifiche chieste sulla disciplina dei licenziamenti, ha spiegato, «il nuovo testo dice che i lavoratori possono essere licenziati, la minaccia non è cambiata, c'è tutta. Non cambia nulla salvo la costituzione della commissione paritetica. Noi - ha concluso - non abbiamo nessun imbarazzo nel confermare la decisione del nostro comitato».
«È ora di dire basta alle bugie. Dietro il paravento del rischio di deroga alla Costituzione, di per sè inaccettabile, la Fiom prova a mascherare l'insipienza e l'incapacità di un sindacato di categoria mosso solo da interessi politici, incapace di confrontarsi con l'obiettivo di raggiungere un punto d'incontro e di tenere qui occupazione e lavoro». Così, in una nota, Lina Lucci, segretario Cisl Campania. «Il riconoscimento della malattia è legge dello Stato. I primi tre giorni di ricorso alla malattia non sono retribuiti dallo Stato, ma a carico delle imprese - spiega - Nell'accordo Fiat viene stabilito che in presenza di talune situazioni una Commissione bilaterale, azienda e sindacato, valuta di volta in volta se il ricorso a questo strumento viene pagato del tutto, pagato in parte o non pagato, visti i pregressi tassi elevatissimi di assenteismo. Ma sia chiaro la valutazione è affidata ad una Commissione bilaterale».