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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2010 alle ore 18:39.
LONDRA – La stretta è arrivata ed è energica abbastanza da dare un colpo di freno deciso alle previsioni di crescita dell'economia inglese. Sforbiciate ovunque, innalzamento di Iva (dal 17,5 al 20%) e tassa sul capital gain (dal 18 al 28% per i redditi più elevati), un'imposta sulle banche ancora da definire nei dettagli, ma applicabile a tutti gli istituti di credito che operano nel Regno Unito, eccetto quelli di ridotte dimensioni. Una manovra decisamente piegata sul fronte dei tagli. Il cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha infatti annunciato riduzioni nei bilanci di tutti i ministeri del 25% circa entro il 2015, si salverà solo la Sanità e la Cooperazione internazionale. Per capire nello specifico le quote per ciascuno dicastero bisognerà attendere la revisione di spesa di ottobre.
Già ora, però, la silhouette dell'economia inglese che verrà è definita abbastanza. La correzione di spesa è di 30 miliardi di sterline all'anno e se declinata con il gettito extra annunciato e le previsioni di crescita dovrebbe portare Londra, alla vigilia delle prossime elezioni, con un deficit dell'1,1 per cento. Oggi è all'11 per cento. La grande scommessa è comunque il tasso di sviluppo che i laburisti indicavano, per l'anno 2011, a quota 3,25%, ipotesi corretta dalla nuova authority di controllo sui conti al 2,6 per cento. Ieri Osborne l'ha ulteriormente ribassata al 2,3 , immaginando per quest'anno una crescita dell'1,2 per cento. Non tutti sono convinti che la manovra consenta davvero di sostenere questa previsione, molti, infatti, temono che la stretta finirà per avere una decisa ricaduta sui consumi. Non solo per il congelamento di due anni degli stipendi pubblici, nè per l'accettata da 11 miliardi di sterline in quattro anni sul welfare a cominciare dal blocco dei sussidi per i figli, ma anche per l'imposta sul capital gain che colpirà il settore immobiliare, che resta parte trainante dell'economia del Regno Unito.
Osborne s'è però preoccupato di stimolare lo sviluppo dei settori più produttivi annunciando il taglio del 4% della tassazione sulle imprese, che calerà ogni anno di un punto per assestarsi nel 2015 al 24 per cento. Ancora meglio per le piccole e medie imprese, che godranno di un'imposta sugli utli del 20 per cento. Misure salutate con soddisfazione dalla Cbi, la Confindustria inglese. «È stata designata una road map - ha detto il direttore generale Richard Lambert – È ovvio che ci sono rischi, ma sarebbe stato peggio non intervenire».