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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 12:05.
Magistrati, prefetti e forze dell'Ordine sul piede di guerra contro la manovra e gli interventi dell'esecutivo in materia di giustizia e sicurezza. Per il governo si apre una giornata rovente sul fronte delle contestazioni che attraverseranno trasversalmente tutti i settori. Dalle aule di tribunale, dove i magistrati incrociano le braccia per 24 ore, alle prefetture con responsabili e dirigenti che si sono dati appuntamento a Roma per richiamare l'attenzione dell'esecutivo sulla necessità di interventi correttivi. Senza dimenticare le forze dell'ordine, impegnate oggi in una raccolta di firme che nel pomeriggio arriverà anche di fronte Palazzo Chigi, sede del governo Berlusconi.
Si comincia con lo sciopero delle toghe. Che oggi diserteranno le aule dei tribunali per protestare contro i tagli «iniqui» e «punitivi» previsti sulle loro retribuzioni dalla manovra economica. In verità il Governo ha tentato di scongiurare in extremis la contestazione mandando segnali di fumo attraverso il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. «Presenteremo un emendamento e credo che la categoria ne farà oggetto di considerazione». Ma il presidente dell'Anm, Luca Palamara, che pur ha mostrato apprezzamento per l'iniziativa, ha deciso che la protesta sarebbe andata avanti comunque. I magistrati, d'altro canto, scendono in piazza oggi non solo per manifestare la loro contrarietà rispetto alla manovra finanziaria, ma anche per ribadire il loro no al ddl intercettazioni.
Un'astensione così compatta non si vedeva dai tempi in cui l'ex guardasigilli Roberto Castelli aveva messo mano alla riforma dell'ordinamento giudiziario. I magistrati sono allarmati soprattutto dal blocco dei meccanismi di progressione economica e dal congelamento degli effetti legati agli avanzamenti di carriera ottenuti con il superamento di valutazioni di professionalità. Le toghe, però, hanno posto anche l'accento sulle gravi conseguenze che le misure varate dal governo avranno sugli stipendi dei più giovani. L'Anm si è tuttavia impegnata a «ridurre al minimo» i disagi, richiamandosi al «rigoroso rispetto» del codice di autoregolamentazione della categoria.
Sciopero sì, quindi, ma saranno comunque garantiti i processi con imputati detenuti e tutte le cause civili e penali urgenti. Insieme ai magistrati si fermeranno poi i Consiglieri di Stato, che non hanno mai scioperato nella loro storia, ma anche i giudici della Corte dei Conti. L'iniziativa delle toghe è stata comunque stigmatizzata da Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, l'organo di autogoverno della magistratura. «Mi auguro la ripresa delle trattative e un modo più moderato di reagire rispetto a un intervento che riguarda tutti i ceti sociali, soprattutto quelli con trattamento economico molto modesto».