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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 16:27.
Un omino avvolto e immobilizzato da una serie di lacci sull'orlo del precipizio. L'immagine sulla copertina del rapporto sulle liberalizzazioni appena pubblicato dall'Istituto Bruno Leoni, i cui contenuti sono stati anticipati dal Sole 24 Ore, è efficace nel descrivere la situazione italiana: il nostro Paese è ancora frenato da monopoli e rendite di posizione.
Una situazione che occorre sbloccare al più presto secondo Carlo Stagnaro direttore ricerche e studi dell'istituto Bruno Leoni. «Nonostante la crisi abbia reso fuori moda il tema delle liberalizzazioni - ha detto alla presentazione della ricerca - è proprio in questa fase che occorre accelerare».
Per dirla con le parole del capo di gabinetto americano Rahm Emanuel, citato nel rapporto, è importante «non sprecare una seria crisi» perché una fase in cui «è possibile fare cose che non si potevano fare prima». In tempi di crisi il potere delle lobby è decisamente ridimensionato. Aprire nuovi mercati - secondo l'istituto - aiuterebbe poi a far crescere il Pil, senza l'impatto sui conti pubblici di grandi piani di stimolo.
Il quadro dipinto dall'indagine dell'istituto Bruno Leoni è a macchia di leopardo. Se infatti alcuni mercati, come quello dell'elettricità, hanno subito un notevole apertura alla concorrenza altri appaiono ancora molto immobilizzati. Come, ad esempio quello dei servizi pubblici locali.
«In questi ultimi anni - ha ricordato a questo proposito Antonio Pilati, membro dell'Antitrust - c'è stata un'eccessiva proliferazione di aziende municipalizzate». Su questo fronte il decreto Ronchi, approvato alla fine 2009, che introduce l'obbligatorietà del bando di gara per l'assegnazione dell'appalto, ha rappresentato un buon passo in avanti. Ma la legge, di cui si attendono ancora i decreti attuativi, «non interviene su aspetti fondamentali per la concorrenza nel settore, quali la frammentarietà del quadro regolatorio e il contenuto delle gare».
Sul fronte del mercato del lavoro l'istituto premia l'operato del ministro Maurizio Sacconi, intervenuto alla presentazione della ricerca. L'indice sulla liberalizzazione del mercato del lavoro cresce dal 55 al 60% soprattutto per la «reintroduzione di fattispecie contrattuali precedentemente cancellate (lo staff leasing, cioè la somministrazione di lavoro a tempo indeterminato tramite agenzie ndr.) e da altri interventi di natura normativa». A questo proposito il ministro ha detto di voler continuare sulla strada della deregolamentazione per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro.