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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 12:56.
I prezzi all'ingrosso del gas in Italia sono più alti del 10% rispetto agli altri mercati europei per la "scarsa concorrenzialità del mercato nazionale, con un operatore dominante in tutte le fasi della filiera". Lo ha sottolineato il presidente dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas, Alessandro Ortis, nella sua relazione annuale al Parlamento.
Per i prezzi all'ingrosso del gas, ha ricordato, "non esistono ancora riferimenti trasparenti, in assenza di veri e regolati mercati italiani spot o a termine. Tuttavia, sulla base di informazioni ben note, il gas in Italia è più caro mediamente di 3-4 centesimi di euro/metro cubo, ovvero di oltre il 10% rispetto ai mercati all'ingrosso europei".
Secondo Ortis "per tale differenza non sussiste una valida motivazione tecnica, salvo quella legata alla già lamentata scarsa concorrenzialità del mercato nazionale, con un operatore dominante in tutte le fasi della filiera".
Infatti "nonostante il rapido avvio del processo di liberalizzazione, la situazione reale dei mercati resta insoddisfacente. Negli ultimi anni, la disponibilità di nuova capacità per importazione e diversificazione è rappresentata solo dal nuovo rigassificatore di Rovigo e dai potenziamenti di gasdotti esistenti, imposti da autorità nazionali ed europee".
"Il 92% della capacità infrastrutturale per le importazioni - ha rilevato Ortis - resta in mano al Gruppo Eni che, con le vendite oltre frontiera destinate all'Italia, si attesta ancora sul 65% circa delle immissioni".