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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 18:52.
I processi civili "lumaca" mettono in discussione la certezza del diritto e sono «un grande ostacolo agli investimenti». A parlare, durante la riunione della giunta confindustriale, è la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che ha chiesto al Governo di «accelerare sulla riforma della giustizia civile ed eliminare il fardello di 5,6 milioni di processi in arretrato». Per la numero uno degli industriali, si tratta di una problema di «competitività», che, ha aggiunto, «se manca o viene limitata, si rende l'Italia meno competitiva».
Pronta la replica del guardasigilli Angelino Alfano, presente in platea. Il ministro della Giustizia ha ricordato «l'impegno dell'Esecutivo a mettere appunto un progetto complessivo di riforma della giustizia civile». Con questi punti chiave: «Processi più veloci, sentenze in tempi ragionevoli, un piano straordinario di smaltimento dell'arretrato civile, l'introduzione della mediazione civile come risposta al sovraffollamento dei tribunali, e cioè l'idea che attraverso conciliazione e mediazione non tutto e non sempre debba andare in tribunale». Un punto, quest'ultimo, che ha ricevuto il placet degli industriali.
Da Viale dell'Astronomia, è arrivata anche l'ulteriore proposta di «accorpare i piccoli tribunali e rendere più efficienti gli uffici attraverso anche l'innovazione tecnologica».
Per gli industriali c'è poi il nodo delle tariffe minime per gli ordini professionali: «Il ministro - ha detto Marcegaglia - ci ha assicurato che ci convocherà assieme ai rappresentanti degli avvocati e delle altre professioni per cercare un ragionamento e un dibattito con loro». Anche se noi, ha subito precisato, «rimaniamo dell'idea che in questo momento non ci possano esser settori esposti alla concorrenza e settori invece coperti e privilegiati».