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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2010 alle ore 13:06.
Il Governo ha chiesto la fiducia sulla manovra anche alla Camera. A porre la questione è stato in aula il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito. Il voto si terrà domani alle ore 17. Il disco verde finale al provvedimento dovrebbe arrivare giovedì prossimo a metà giornata, con l'applicazione - se necessario - della regola della "tagliola", che consente al presidente della Camera di porre in votazione il provvedimento quale che sia lo stato dei lavori. Il voto di fiducia si terrà a oltre 24 ore di distanza dall'apposizione della questione da parte del Governo perché prima si svolgerà una nuova seduta del Parlamento in seduta comune per l'elezione di otto giudici laici del Csm.
L'Esecutivo, come ampiamente preannunciato, ha deciso quindi di "blindare" il testo del provvedimento uscito dal Senato e in scadenza il prossimo 30 luglio. La scelta è stata dettata dai tempi ristretti per approvare il decreto legge, ma anche per evitare di esaminare gli oltre 600 emendamenti presentati in aula. In mattinata l'aula della Camera aveva respinto le pregiudiziali di costituzionalità avanzate da Pd, Idv e Udc. I voti favorevoli sono stati 259, i contrari 304.
In mattinata, era giunto in aula, a Montecitorio, anche il premier Silvio Berlusconi, che si è era trattenuto a colloquio, prima, con il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto, poi un
faccia a faccia con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.
Critica l'opposizione, che ha confermato il suo giudizio negativo sull'intero provvedimento. Per il vicepresidente vicario dei deputati del Pd, Michele Ventura, «la manovra di Berlusconi è sbagliata, colpisce i deboli, i lavoratori, gli enti locali». Stoccata, anche, alla preannunciata richiesta della 36esima fiducia. «Così - ha proseguito Ventura - si impedisce qualsiasi possibilità di miglioramento». E domani, davanti Montecitorio, dalle ore 10 alle ore 14, è previsto un presidio della Cgil contro la manovra, giudicata «ingiusta, iniqua e depressiva». La Cgil chiede al Governo di cambiare rotta e puntare, invece, su «una strategia per rilanciare la crescita che passi attraverso politiche per l'industria e per l'occupazione; interventi a sostegno dei redditi dei lavoratori e dei pensionati e misure per i giovani, tra i più colpiti dalla crisi» e, inoltre, «di rivedere i tagli alle regioni e ai comuni che, secondo il sindacato guidato da Guglielmo Epifani, porteranno alla diminuzione dei servizi e ad aumentare le tasse locali».