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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2010 alle ore 17:44.
Il problema più grave che attanaglia la politica e i media americani non è un difetto di competenza o di buone intenzioni, ma la mancanza di coraggio. Eppure il coraggio c'è e va elogiato. Complimenti quindi al sindaco di New York Michael R. Bloomberg che in mezzo a critiche feroci ha difeso pubblicamente i musulmani che volevano costruire un centro comunitario a Lower Manhattan. E a Fareed Zakaria, opinionista di Newsweek e ospite di una trasmissione settimanale su CNN, per essersi schierato dalla parte della tolleranza restituendo un premio ricevuto cinque anni fa dalla Lega antidiffamazione. Lo ha fatto dopo che, il 30 luglio, l'organizzazione ebraica aveva comunicato che il centro islamico, il cui progetto include una moschea, sarebbe stato troppo vicino al World Trade Center e andava collocato altrove.
La Lega antidiffamazione giustificava questa posizione con un ragionamento scandaloso: «I proponenti del Centro islamico potrebbero avere ogni diritto di costruire su questo sito, e potrebbero anche averlo scelto per mandare un segnale positivo sull'Islam. Il settarismo espresso da alcuni di quelli che li hanno attaccati è ingiusto e sbagliato. Ma in ultima analisi, non si tratta di una questione di diritti, bensì di fare ciò che è giusto. A nostro giudizio, costruire un Centro islamico all'ombra del World Trade Center procurerà un ulteriore ed evitabile dolore alle vittime, e questo non è un bene».
Traduzione: se quel centro sarà costruito, alcune persone ci rimarranno male e dobbiamo tenere conto di questi sentimenti sebbene i musulmani abbiano ogni diritto di costruire proprio lì. «Le vostre dichiarazioni sui sentimenti delle vittime che vanno onorati anche se sono irrazionali o settari, hanno peggiorato la situazione», ha scritto Fareed Zakaria in una lettera indirizzata ad Abraham H. Foxman, il direttore nazionale della Lega antidiffamazione.
La sua richiesta di bandire il centro islamico è stata una vergogna. Proviamo ad applicare la stessa logica a casi analoghi: procura dolore a certa gente vedere degli ebrei gestire piccole imprese in quartieri non ebrei; procura dolore vedere degli ebrei scrivere su pubblicazioni nazionali (ricevo spesso lettere di questo tenore); procura dolore vedere degli ebrei nella Corte Suprema. La Lega contro la diffamazione sarebbe d'accordo per vietare agli ebrei tali attività per evitare di procurare dolore ad altri? No? Che differenza c'è?