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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2010 alle ore 18:14.
La Fiat ha inviato ai tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) licenziati nel luglio scorso e reintegrati dal giudice del lavoro il 9 agosto un telegramma in cui ha comunicato loro che «non intende avvalersi delle loro prestazioni», invitandoli a non presentarsi in fabbrica, lunedì prossimo, 23 agosto, alla riapertura dello stabilimento dopo la pausa estiva.
L'azienda ha precisato ai tre operai (due dei quali sono delegati della Fiom) che rispetterà gli obblighi contrattuali nei loro confronti, fino al 6 ottobre, quando sarà discusso il ricorso dell'azienda contro la sentenza del giudice del lavoro che ha reintegrato i tre dipendenti.
Le reazioni della Fiom. Il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele Di Nicola, ha definito la decisione della Fiat «un reiterato comportamento antisindacale dell'azienda» e ha detto che la Fiom sta valutando se ci sono gli estremi per una denuncia penale. «Lo valutiamo in queste ore perchè la Fiat in questo modo commette una reiterazione della violazione dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, con il suo comportamento antisindacale. Il giudice aveva deciso per il reintegro immediato dei tre lavoratori».
Lunedì prossimo la Fiom aveva già deciso di istituire un presidio davanti alla fabbrica di Melfi della Fiat, «per spiegare ai lavoratori i contenuti del ricorso sul licenziamento dei tre operai, accolto dal giudice del lavoro». Il presidio si farà «e i tre operai - ha aggiunto De Nicola - saranno a disposizione dell'azienda a partire dal turno delle ore 14». Il dirigente della Fiom ha definito «assurdo e incomprensibile l'atteggiamento della Fiat che appena due giorni fa aveva comunicato ai tre operai la decisione di reintegrarli, rispettando la decisione del giudice del lavoro».