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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2010 alle ore 19:41.
I tre operai di Melfi licenziati dalla Fiat e reintegrati dal giudice del lavoro domani torneranno in fabbrica. Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli hanno deciso di non rispettare il telegramma con cui ieri il Lingotto li invitava a restare a casa, seppur con lo stipendio pagato. «Lunedì ci presenteremo al nostro posto di lavoro», ha detto Giovanni Barozzino ai microfoni di SkyTg24, dichiarando di parlare anche a nome degli altri due lavoratori. «Lo ha ordinato il giudice con un decreto - ha aggiunto - e se per l'azienda, è carta straccia, se ne assume le responsabilità». I tre operai quindi si presenteranno ai cancelli del San Nicola di Melfi alle ore13.30. In tempo per cominciare il turno pomeridiano delle ore 14.00.
Dalla Fiat, al momento nessuna replica. Resta fermo quanto scritto nel telegramma recapitato ieri ai tre lavoratori. Vale a dire, che l'azienda torinese «non intende avvalersi delle loro prestazioni», pur rispettando gli obblighi contrattuali nei loro confronti, fino al 6 ottobre, data della prima udienza in cui sarà discusso il ricorso della Fiat contro la decisione del giudice del lavoro che ha reintegrato i tre dipendenti.
In serata sono arrivate anche le prime reazioni sindacali. «Credo che le sentenze dei giudici vadano tutte rispettate, quindi la Fiat ha sbagliato a non garantire il rientro dei lavoratori», ha commentato il segretario generale della Fim-Cisl, Giuseppe Farina. Riferendosi invece al telegramma inviato dal Lingotto ai tre lavoratori, ha parlato di «atto autoritario affrettato, sbagliato e in evidente contrasto con le leggi del nostro Paese», il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che ha annunciato di aver inviato alla Fiat una lettera di diffida a non ostacolare domani il rientro in servizio dei tre operai.
E se per Rocco Palombella della Uilm, «la Fiat sbaglia nell'esasperare questa
situazione, perchè le questioni di principio non giovano a nessuno», il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni manda alla Fiat questo messaggio: «si attenga al verdetto dei giudici. Diversamente rischia di essere l'altra faccia della Fiom e non aiuta il progetto di investimento di 20 miliardi che passa da Pomigliano».