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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2010 alle ore 12:30.
Maxievasione in edilizia da 206 milioni di euro sgominata dalla tenenza della Gdf di Crema. La frode ha consentito a 10 società edili nella provincia di Milano, Bergamo, Cremona e Ascoli Piceno, di aggiudicarsi appalti a prezzi stracciati, tramite un sistema di sistematica compensazione di crediti d'imposta inesistenti e clonazione di società. In 12 sono stati accusati per reati tributari, truffa ai danni dello Stato e somministrazione fraudolenta di manodopera.
In pratica i responsabili presentavano modelli di versamento F24 a saldo zero. Sistema che ha dato poi il nome all'operazione denominata "Codice zero", portata a termine grazie a una fitta attività di intelligence svolta per sgominare l'evasione, legata inizialmente al controllo del territorio cremasco. Grazie all'incrocio e all'analisi di dati sono emersi gravi indici di anomalia che poi si sono alargati ad altri territori, svelando una maxifrode fiscale e contributiva.
Tutte le società avevano dichiarato una sede fittizia e si erano messe in luce per un ingente impiego di manodopera dipendente. I rappresentanti legali delle imprese sono risultati dei prestanome e solo un attento lavoro di pedinamento ha svelato i veri artefici della frode, che si recavano quotidianamente in banca per incassare imponenti importi di denaro.
Esistevano delle società cloni intestatarie di conti bancari attii e molto movimentati, costruite per gestire appalti edili eseguiti con personale assunto dall'impresa originale. In pratica gli artefici del ciruito criminale, all'insaputa dei committenti tratti in inganno dall'omonimia, potevano gestire in maniera diretta le rilevanti somme di denaro percepite. Le società riuscivano ad aggiudicarsi appalti a prezzi molto inferiori a quelli proposte dalla imprese in regola, ottenendo anche il Durc rilasciato dagli enti previdenziali tratti in inganno dai simulati versamenti.
Le verifiche fiscali sulle 16 società hanno consentito di accertare violazioni ai fini delle imposte dirette per 149 milioni (di cui 13 per crediti d'imposta indebitamente fruiti), per 36 milioni ai fini Iva, per 6 milioni ai fini Irap e contributi Inps e premi Inail per 15 milioni di euro. Scoperti anche 28 lavoratori in nero e 31 irregolari.