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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2010 alle ore 15:47.
Il sistema bancario italiano «è stato uno dei meno colpiti dalla crisi e uno dei migliori» nell'affrontarla nei due anni passati. L'auspicio «è che ora sia il primo a riaprire i canali del credito al sistema produttivo». Il riconoscimento e l'esortazione giungono da Joaquin Almunia, commissario Ue all'Antitrust e agli aiuti di stato, che al Workshop Amrbosetti ha incontrato la stampa dopo la sessione in cui si è discusso della governance europea dopo il trattato di Lisbona. Almunia ha definito «un successo», l'esito degli stress test sulle banche europee, nonostante le circostanze difficili per l'economia.
Secondo Almunia, che ha la competenza anche sugli aiuti di stato alle banche, «il momento peggiore è alle spalle e le decisioni più difficili sono state prese. Stiamo andando nelle giusta direzione», ha aggiunto ricordando l'accordo tra Consiglio, Commissione e Parlamento Ue sulla vigilanza dei mercati finanziari. «Credo che siamo ben equipaggiati per affrontare in modo adeguato eventuali casi specifici».
Cautamente ottimista, come aveva fatto giovedì scorso dopo la riunione del consiglio direttivo, è stato anche il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, che ha sottolineato come negli oltre 11 anni di vita dell'euro, l'obiettivo guida della banca centrale – la stabilità dei prezzi – sia stato raggiunto con una precisione perfetta: 1,97% la media del periodo a fronte di un obiettivo fissato «vicino a 2%». «Speriamo che possa essere così anche nei prossimi 10 anni». A chi ha chiesto cosa ne pensasse dell'eventuale parità del cambio tra euro e dollaro, il banchiere centrale ha ricordato che «l'euro è stato creato per ottenere un mercato comune. Non è stato creato contro il dollaro, ma per dare prosperità e stabilità all'Europa e non per competere con gli Stati Uniti. Sarebbe curioso vedere gli Stati Uniti con una moneta diversa tra Massachussets, Alaska, California». Ha esortato l'Europa ad avere «almeno una posizione comune» negli organi di governo del fondo monetario internazionale. «Per ora - risponde a Cernobbio a chi gli chiede se ritenga se l'Europa dovrebbe puntare ad avere un unico seggio nel Consiglio del Fmi - non c'è alcuna posizione della banca centrale europea. Personalmente - conclude - spingerei l'Europa a condividere almeno una posizione comune in seno al fondo monetario internazionale». Infine, una battuta sull'ingresso dei fondi sovrani nel capitale delle banche europee, come nel caso dei libici in Unicredit: «Viviamo in un mercato aperto».