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Economia Gli economisti

Quell'irrazionale frenesia di austerity che spazza via ciò che tutte le recessioni ci hanno insegnato

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 19:57.

Gli storici del futuro guarderanno allibiti alla frenesia taglia-spese che colse le classi dirigenti nella primavera del 2010. In un fremito di panico inconsulto ed euforia irrazionale, organizzazioni internazionali come la Banca centrale europea e l'Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo abbandonarono improvvisamente tutto quello che avevamo imparato sull'economia (a caro prezzo) durante le precedenti recessioni e decisero che il rigore di bilancio era la strada da seguire per un mondo in preda alla recessione: anzi, molti sostenevano addirittura che i tagli alla spesa avrebbero avuto un effetto espansivo.

E oltre a questa illogica smania di austerity in tanti chiedevano alle Banche centrali di alzare i tassi di interesse, in una situazione di inflazione bassa e disoccupazione alta. Questa follia era esemplificata dall'Economic Outlook dell'Ocse di maggio, che sottoscriveva simili teorie. Ma improvvisamente l'Ocse cambiò registro. «Sul breve termine, la debolezza dell'economia può essere affrontata prorogando, in certi paesi, alcune delle misure di adeguamento monetario», dichiarò alla Reuters il 17 settembre il segretario generale dell'Ocse Ángel Gurría. È il massimo che si può pretendere come ammissione di errori da parte di un'organizzazione internazionale di questa caratura.

E già che parliamo di benefici del rigore, credo valga la pena cercare di capire se ci sono stati. I miei lettori abituali ricorderanno che ho già parlato in questa rubrica dei rendimenti dei titoli di Stato in Irlanda e in Spagna. Entrambi questi paesi hanno avuto grosse bolle immobiliari scoppiate rovinosamente, ma le politiche adottate dopo il crac sono state molto diverse: l'Irlanda ha sposato da subito la via del rigore, mentre la Spagna lo ha fatto molto più lentamente e controvoglia.

Per un po', molti giornalisti finanziari sono andati avanti a sostenere che i mercati stavano ricompensando la virtù irlandese. Ma è assolutamente falso: l'economia irlandese non è andata meglio di quella dell'infingarda Spagna.
E ora date un'occhiata ai dati sui titoli di Stato riportati in questa pagina: per il mercato è stato un mese difficile quest'ultimo, dopo che la Barclay's Capital ha pubblicato una severa valutazione della situazione economica irlandese, che ha spinto alcuni commentatori a ipotizzare la necessità di un piano di salvataggio da parte del Fmi (ipotesi smentita).

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Foto Marka

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Tags Correlati: Ángel Gurría | Bce | Economic Outlook | Fabio Galimberti | Fmi | Irlanda | Ocse | Reuters | Spagna | Titoli di Stato

 

Il mese scorso l'Irlanda ha visto schizzare alle stelle il premio di rischio. E la Spagna? Molto meno. Certo, l'irresponsabilità di cui hanno dato prova le banche irlandesi è seconda solo a quella delle banche islandesi, e il governo di Dublino è in pesante passivo avendo garantito ai suoi istituti di credito una copertura totale delle perdite.
Ma ricordatevi che quando l'Irlanda sembrava aver riguadagnato, per breve tempo, la fiducia dei mercati, tutti dicevano che era la dimostrazione che il rigore paga. E gli irlandesi invece stanno ancora aspettando la ricompensa per le loro sofferenze. Un viaggio strano davvero, ma che purtroppo non è ancora al termine.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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