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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 16:55.
Con l'accordo raggiunto tra Federmeccanica, Assistal, Fim-Cisl e Uilm sulle intese modificative al contratto dei metalmeccanici del 2009 si sblocca il piano Fabbrica Italia della Fiat. Il testo che richiama i contenuti dell'accordo interconfederale del 15 aprile 2009 rappresenta una cornice di regole che potrà essere applicata dalle 12mila aziende metalmeccaniche a livello locale.
Le deroghe sono previste, anche in via sperimentale o temporanea, in due casi: per favorire lo sviluppo economico e occupazionale con la creazione delle condizioni per nuovi investimenti o per contenere gli effetti di situazioni di crisi aziendale. Le intese sulle deroghe dovranno indicare gli articoli del contratto nazionale oggetto di modifica, ma non potranno riguardare il salario (i minimi tabellari, né gli aumenti periodici di anzianità, o l'elemento perequativo con il quale si estendono gli aumenti alle imprese in cui non si fa contrattazione aziendale), oltreché i diritti inderogabili stabiliti dalla legge. Quanto alle procedure, le intese sono definite a livello aziendale con l'assistenza delle associazioni industriali e le strutture territoriali del sindacato. È prevista entro 20 giorni una validazione a livello nazionale da parte dei sindacati e delle aziende che hanno stipulato il contratto nazionale, ma trascorsa questa scadenza le intese locali diventano pienamente efficaci.
L'intesa è stata siglata con un mese di anticipo rispetto alla dead line di fine ottobre fissata dall'ad della Fiat, Sergio Marchionne, che a luglio aveva sottolineato la priorità di garantire la piena esigibilità dell'intesa su Pomigliano D'Arco mettendola al riparo dal possibile contenzioso giudiziario minacciato dalla Fiom. Federmeccanica, per voce del presidente Pierluigi Ceccardi, considera l'intesa un «buon accordo» e torna a chiedere alla Fiom che non ha partecipato alla trattativa, né ha firmato il contratto nazionale del 2009, di «tornare al tavolo».
Ma il leader della Fiom, Maurizio Landini, giudica «uno strappo democratico gravissimo» l'accordo perché «i sindacati non hanno nessun mandato dei lavoratori a firmare», e «con le deroghe hanno avviato un percorso verso la cancellazione del contratto nazionale». Per Rocco Palombella (Uilm), «l'intesa rafforza la contrattazione di secondo livello», al contempo «si avrà un controllo nazionale su tutte le deroghe», mentre «finora non conoscevamo i contenuti delle modifiche al contratto concordate localmente nelle aziende in cui manca il sindacato».