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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 13:37.
Sergio Marchionne «merita di vincere» la sua battaglia con i sindacati per modernizzare le pratiche di lavoro nelle fabbriche Fiat in Italia. In un editoriale intitolato "Lo show di Sergio", il Financial Times dà il suo esplicito appoggio a Marchionne e si augura che abbia successo, anche per incoraggiare altri gruppi italiani a contrastare una cultura del lavoro «non competitiva».
Al di là delle indiscrezioni sull'interesse di Volkswagen ad acquisire Alfa Romeo, argomento caldo al Paris Motor Show, secondo il quotidiano britannico per l'ad di Fiat e Chrysler l'interrogativo più grande è se riuscirà ad avere la meglio con in sindacati italiani. Già ieri il Financial Times aveva dedicato una lunga analisi alla "scommessa" di Marchionne, la sfida con i sindacati.
Marchionne – ricorda il Ft - ha promesso di investire 20 miliardi di euro nelle fabbriche italiane e di raddoppiare la produzione entro il 2014, purché i sindacati accettino contratti più flessibili e accordi per non fare scioperi.
Resistendo ai tentativi Fiat di cambiare la «posizione protetta» dei suoi associati, la Fiom appare «ignara della debolezza delle proprie carte». L'industria europea dell'auto – continua l'editoriale - soffre di sovraccapacità e ha bisogno di ridimensionarsi.
«La Fiat non ha altra scelta che di tagliare i costi – se non in Italia, spostando la produzione altrove». Il Ft accenna alle ipotesi che la Fiat si possa spostare in posti meno cari in Polonia o in Serbia, o in Brasile dove è già il maggior gruppo automobilistico e fa profitti. «Il prestigio di essere il simbolo della grandezza industriale dell'Italia e il maggiore datore di lavoro del settore privato ha un prezzo troppo alto se la produzione italiana continua a rallentare il gruppo».
«L'intransigenza dei sindacati italiani contrasta con l'esperienza Usa», argomenta ancora il Financial Times, ricordando che il sindacato americano UAW ha accettato di non scioperare prima del 2015, nell'ambito dell'accordo Fiat-Chrysler stipulato lo scorso anno. «Senza questo accordo, il gruppo automobilistico Usa non avrebbe potuto registrare quest'anno due trimestri di utili operativi». Il sindacato si è comportato «realisticamente». La Fiom potrebbe mostrare «una simile dose di pragmatismo".