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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2010 alle ore 16:39.
In Italia «il tasso della ripresa si è rafforzato nel secondo semestre del 2010. I recenti indicatori puntano su una ulteriore ripresa economica nella seconda metà dell'anno anche se a velocità ridotta. Questo trend è in linea con quanto atteso per gli altri paesi europei». Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel discorso depositato all'IMFC, il braccio operativo del Fondo Monetario Internazionale.
«Le prospettive di lungo termine per la sostenibilità di bilancio in Italia sono abbastanza favorevoli» ha aggiunto. Tremonti ha assicurato che «le recenti misure adottate confermano l'impegno a conseguire un ambizioso programma di riforme strutturali per aumentare la produttività e rafforzare il potenziale di crescita».
E sulla ripresa è intervenuto anche Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del direttivo Bce secondo cui «il settore finanziario sta dando segnali di stabilizzazione» spiegando che è un buon segno la riduzione della liquidità in eccesso, ed è «importante» normalizzare la politica monetaria. Secondo Bini Smaghi «non bisogna essere troppo pessimisti sulle prospettive di crescita globale, e sul fronte europeo la Bce non prevede pressioni inflazionistiche».
Intanto continua a tenere banco il tema della cosiddetta «guerra dei cambi». Il numero uno del Fondo Monetario Intenazionale Dominique Strauss Kahn ha detto che un eventuale aggravarsi dei contrasti valutari rischia di essere «molto pericoloso» per l'economia globale.
Di fatto gli incontri tenutisi a Washington non hanno risolto nulla su questo fronte anche se la parola fallimento non la pronuncia nessuno. La preoccupazione, nemmeno tanto latente, è che tali svalutazioni possano innescare qualcosa di analogo alle guerre commerciali che contribuirono alla Grande Depressione degli anni '30, quando ogni Paese in successione alzo barriere protezioniste contro le merci importate.
Il comunicato ufficiale con il quale il Fondo monetario sintetizza due giorni d'incontri a Washington ben riflette l'apparente impotenza a fare passi avanti. Nel documento l'International Monetary and Financial Committee, l'organo politicamente più rappresentativo del Fondo, si limita a formulare un impegno ad «approfondire» il lavoro sul tema dei movimenti valutari, inclusi degli studi sulla questione.