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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 10:44.
Ripresa europea debole - in un quadro in cui permagono i rischi sui debiti sovrani - e crescita italiana al di sotto della media dell'eurozona. Sono queste le previsioni per il 2010-2011 che giungono dal Fondo monetario interazionale (Fmi) che oggi ha pubblicato il Regional Economic Outlook per l'Europa, nel quale riporta le previsioni già contenute del World Economic Outlook diffuso nelle scorse settimane.
Il confronto Italia-Europa
Il Pil (Prodotto interno lordo) italiano crescerà sia nel 2010 sia nel 2011 dell'1%, con il deficit che quest'anno si attesterà al 5,1% per poi scendere al 4,3% il prossimo. Le stime dell'Fmi sull'Italia sono inferiori rispetto a quelle inviate dal governo a Bruxelles, secondo cui l'economia italiana dovrebbe crescere dell'1,2% nel 2010 e dell'1,3% nell'anno successivo.
Tornando al quadro dell'Fmi, le stime indicano che l'Italia crescerà meno dell'Europa che, secondo l'Fmi crescerà quest'anno del 2,3% e il prossimo del 2,2%. Il Pil di Eurolandia (i paesi che adottano l'euro come moneta) salirà dell'1,7% quest'anno e dell'1,5% il prossimo. Meglio andranno le economie europee emergenti che «si stanno riprendendo dalla recessione». Il Pil dell'intera regione dovrebbe crescere del 3,9% nel 2010 e del 3,8% nel 2011, un'inversione netta rispetto alla contrazione del 6% del 2009.
Restano i rischi sui debiti sovrani
Sulle prospettive di crescita restano comunque «significativi rischi. L'attività negli Stati Uniti e in Asia potrebbe superare le attese e spingere le esportazioni. Allo stesso tempo, la crescita globale potrebbe rivelarsi più debole del previsto, con il rischio di una nuova recessione. È inoltre possibile una rinnovata volatilità nel sistema finanziario e nel mercato dei debiti sovrani».
Limitata l'esposizione della banche italiane in debiti con i Pigs
L'esposizione delle banche italiane nei confronti del debito di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna è limitata a 3,7 miliardi di euro, contro i 71,4 miliardi della Francia (di cui 47,1 verso l'Italia), i 74,8 miliardi della Germania (di cui 36,3 verso l'Italia) e i 28,3 miliardi del Regno Unito.