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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 10:21.
Il digitale terrestre varca i confini del profondo Nord e atterra con un mese di ritardo nelle aree "calde" di Lombardia e Piemonte orientale. Da lunedì 25 ottobre il vecchio segnale analogico – quello che da sessant'anni è entrato nei salotti degli italiani accendendo l'estinto tubo catodico – andrà in pensione, rottamato dai nuovi bit televisivi e toccando anche le aree di Piacenza e Parma. Una roadmap che si chiuderà il 26 novembre, mentre nella finestra 27 novembre-15 dicembre sarà la volta di Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. E infine nel primo semestre dell'anno prossimo spetterà alla Liguria.
Un cammino, quello dello switch off, iniziato nel 2008 con la Sardegna e che fin'ora ha coinvolto Campania, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo), Piemonte occidentale, Trentino-Alto Adige e Valle D'Aosta. Eppure il Nord Italia, e in particolare la popolosa Lombardia ma anche il Veneto, rappresenta un test importante per il calendario del digitale terrestre, che arriva su un suolo già pronto, secondo quanto dicono le analisi di mercato, per vedere la nuova televisione. «In Piemonte e Lombardia la diffusione del digitale terrestre nelle famiglie è già dell'85% – spiega al Sole 24 Ore Andrea Ambrogetti, presidente di Dgtvi, il consorzio che sta traghettando il paese verso le trasmissioni digitali – quindi parliamo di una parte del paese assolutamente pronta, nella quale sono convinto non ci saranno particolari problemi. Inoltre alla fine i telespettatori potranno accedere a quasi 50 canali gratuiti nazionali, più tutte le emittenti locali e ovviamente alle offerte pay».
A livello pratico sono almeno due le opzioni che i consumatori hanno per ricevere il segnale digitale. Se il televisore è vecchiotto è necessario acquistare un decoder, con prezzi che partono da 29 euro (i famosi "zapper"), mentre le nuove tv rigorosamente a schermo piatto sono già abilitate perché il decoder lo devono integrare per legge dall'aprile del 2009.
Eppure una parte della popolazione ancora poco avvezza alla ricezione del segnale digitale c'è. O meglio c'era. Sono i consumatori che, nel corso della scorsa settimana, si sono precipitati nei centri della grande distribuzione dell'elettronica, come quelli del gruppo Mediamarket, con le insegne Mediaworld e Saturn. «Soprattutto in Lombardia c'è stata un'accelerazione degli acquisti sia di decoder e sia dei secondi e terzi televisori – racconta il direttore generale di Mediamarket Maurizio Motta – mentre sul primo tv la sostituzione dal tubo catodico al display era già avvenuta». Ecco allora che, sempre secondo Mediamarket, nell'ultimo mese al Nord si è registrato un incremento annuo dei volumi del 20%, con in particolare un +25% sui decoder e un +17% dei televisori. E se al Sud ogni tre decoder venduti c'era un televisore, a settentrione ogni cinque decoder c'è un plasma o un lcd. «Questo perché in queste zone le tv piatte erano state acquistate con i mondiali di calcio del 2006 – sostiene Motta – ma all'epoca non c'era l'obbligo di integrare il decoder».