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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 16:06.
Frequenze all'asta per far cassa?Il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani frena e intravede per i possibili introiti una ripartizione tra più voci che almeno in parte tuteli il settore delle telecomunicazioni. Il ministero dell'Economia punta molto sulle frequenze televisive del dividendo digitale per liberare risorse da utilizzare potenzialmente per lo sviluppo. Romani, però, nel convegno organizzato a Roma da Asstel, descrive un percorso molto meno lineare. Le risorse che dovessero rendersi disponibili, dice, «dovrebbero andare non solo a finanziare ciò che il governo può immaginare utile in altri campi, una parte infatti andrebbe reimpiegata proprio per il settore delle telecomunicazioni che è chiamato ad investire».
Una sorta di circolo: gli operatori telefonici pagano le frequenze attualmente occupate dalle tv locali e da utilizzare in futuro per la banda larga mobile. Ma una parte di quanto investito viene rimesso in gioco per sostenere il progetto Ngn (next generation network), la rete fissa a banda ultralarga in cui a quel punto, spiega Romani, anche il governo o soggetti come la Cassa depositi e prestiti e la Bei potrebbero avere interesse ad investire. Sui tempi della gara Romani non si sbilancia, anche se il presidente dell'Authority Corrado Calabrò morde il freno per concludere l'iter entro il 2011 accorpando in un'unica gare anche le frequenze che la Difesa custodisce con cura utilizzandole però soltanto in minima parte.
L'incontro Asstel ha rappresentato la prime assise delle telecomunicazioni. Presenti ministri, operatori, sindacati e, in chiusura, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia per spiegare che da oggi le tlc entrano di diritto tra le priorità dell'agenda confindustriale. A sostegno, ha spiegato, di un settore che ha saputo innovare con intelligenza con il contratto nazionale, che è stato liberalizzato in modo serio, che ha abbassato i prezzi e per ogni euro investito porta un contributo di 1,4-1,5 euro alla crescita del paese. Anche per questo Marcegaglia ribadisce le posizioni già espresse dal presidente Asstel Stefano Parisi che respingere tasse o compensi applicati al settore (a favore del diritto d'autore o del cinema ad esempio). «È giusto stabilire un quadro di regole chiare per chi investe nelle tlc - osserva la presidente Confindustria - ed evitare di caricare il settore di nuovi costi e fardelli che nulla c'entrano».