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Economia Politica economica

I giovani di Confindustria chiedono più innovazione per affrontare la bassa crescita e la disoccupazione

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 14:18.

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«Lo sguardo di oggi sull'impresa di domani». Questo lo slogan del XXV Convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, una kermesse di due giorni, trasmessa in diretta sul sito del Sole 24 Ore, che ha aperto i battenti oggi a Capri. Al centro dei lavori un bilancio della crisi per non ripetere gli errori del passato e valutare le opportunità di rilancio. La presidente Federica Guidi ha esposto le tesi dei Giovani, dinanzi a un folto parterre di ospiti, mentre alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, spetterà il compito di chiudere i lavori.

L'enorme debito pubblico e la grande inefficienza della spesa pubblica, per Federica Guidi rischiano di tradursi in un nuovo salasso per i contribuenti. Mentre è necessario tagliare la spesa pubblica. «Il livello del debito pubblico, che il Governo indica al 119,2% del Pil nel 2011 - ha spiegato - e del deficit, prossimo al 3% del Pil, dicono che occorrerà tirare ancora la cinghia, spremere i contribuenti. E questo é deprimente. In una situazione di grande incertezza, le imprese non si azzardano a produrre e innovare. Noi imprenditori siamo disponibili a prenderci fino in fondo il rischio di impresa ma siamo spiazzati e impauriti dal rischio di ulteriori salassi per risanare i conti pubbli».

Per Guidi il governo Berlusconi ha «il grande merito di aver frenato l'aumento del debito» e la «prudenza di Tremonti ha pagato» ma per «abbassare vigorosamente il debito pubblico non possono bastare i buoni propositi della lotta agli sprechi», bisogna «avere il coraggio di ripensare alla possibilità di esternalizzare interi capitoli di spesa pubblica. Di liberalizzare e privatizzare». Secondo Guidi, «occorre agire sul perimetro dello Stato. Una drastica riduzione della spesa é ottenibile solo attraverso tagli alla spesa corrente, cioé diminuzione della spesa per il personale e per trasferimenti sociali». Alto debito pubblico, spesa inefficiente e «troppo spesso clientelare», ha sottolineato la presidente dei Giovani Imprenditori, «sottraggono energie vitali allo sviluppo, perché sprecano risorse e producono incertezza» e il conto da pagare si presenta sotto forma di «aliquote fiscale elevatissime sui contribuenti che assolvono agli obblighi; di una pressione fiscale effettiva, al netto dell'evasione, di molto psuperiore al 50% del Pil; di crediti che il sistema delle imprese vanta verso la Pubblica amministrazione, che superano ormai i 70 miliardi di euro; di servizi pubblici scadenti; di infrastrutture carenti».

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Le relazioni industriali, ha detto Guidi, «sembrano evolversi, in un'Italia che pure continua ad apparire immobile»: la contrattazione di secondo livello «oggi é una realtà praticabile» e «persino la possibilità di deroga dal contratto nazionale é punto forte della piattaforma di due dei tre sindacati confederali», ossia Cisl e Uil cha hano firmato la riforma dei contratti e, con Fim e Uilm, l'intesa sullo stabilimento Fiat di Pomigliano. Per Guidi «l'esperienza di Pomigliano - ha spiegato - ha avviato un confronto che porta con sé un orizzonte di speranza. La speranza nel ritorno del buon senso. Questo lo si deve in prima battuta al modo in cui parte del sindacato ha deciso di ripensare se stesso, in un percorso magari doloroso e problematico ma che finalmente fa i conti con la realtà. Naturalmente ci auguriamo che, quanto prima, anche il resto del mondo sindacale partecipi a questo cambiamento. Il senso di realtà é stato il grande assente, in anni di accesi dibattiti sulle
relazioni industriali».

Per il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini problemi dell'università e dei giovani non dipendono dalla scarsità di risorse nè dai tagli. «Molte università - ha detto il ministro - sono indebitate e sull'orlo del dissesto finanziario. Dobbiamo porci il problema serio di come finanziare l'Università che è anche un problema di regole». Per questo secondo la Gelmini «occorre una cultura che premia il merito, distinguere i buoni professori da quelli che non lo sono, risorse per i buoni progetti perchè non possiamo permetterci di finanziare piccoli progetti o un approccio clientelare».

«Rigore, rilancio e innovazione», è questa la ricetta del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, per l'occupazione. «La politica fiscale del governo non prevede stangate per i contribuenti», ha detto Romani commentando così i timori manifestati dalla presidente dei giovani di Confindustria, Federica Guidi, sulla possibilità che il risanamento dei conti pubblici possa ulteriormente aumentare il carico fiscale sui contribuenti. Per Romani, «la politica di rigore è stata fatta tagliando sulla spesa superflua».

Poste Italiane sta lavorando «alla Banca del Sud con la prospettiva di avviare realisticamente l'attività all'inizio dell'anno prossimo», ha detto l'amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi. Fonte di finanziamento della banca, ha spiegato, sarà l'emissione di "titoli obbligazionari" con l'obiettivo di «essere vicini alle piccole imprese e ai liberi professionisti». Poste Italiane dispone di una capillare struttura territoriale con 150mila persone, ha ricordato Sarmi, e risorse per «350 miliardi fatti di risparmio postale ma anche assicurazioni, conti correnti, carte prepagate: tutto ciò fa più di un decimo del nostro Pil. Una parte significativa del nostro indebitamento é con noi stessi».

«Una giustizia efficiente é elemento essenziale di competitività per il Paese e la sua industria», ha detto il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, intervenendo a un convegno sulla giustizia organizzato nell'ambito del convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria. L'Italia, ha spiegato «é ultima tra i Paesi Ocse per i tempi della giustizia civile. Secondo il World Economic Forum 2009-2010 é addirittura al 128esimo posto. Per recuperare un credito occorrono 1.210 giorni, mentre in Francia ne sono sufficienti 331 e in Germania 394. La situazione é assolutamente insostenibile per le imprese farmaceutiche che per investire hanno bisogno di diritti certi e tempi rapidi. Perché ammortizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo richiede almeno 10-15 anni.

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