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Confindustria in missione nel Golfo. Marcegaglia: qui c'è spazio per gli investimenti italiani

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2010 alle ore 07:40.

ABU DHABI - Portare l'interscambio dai 5 miliardi di dollari ad 8 miliardi nel giro di tre anni. Ma non è solo questo il target che si prefigge la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, come ricaduta della missione dei paesi del Golfo. Bisogna sviluppare gli investimenti reciproci, intercettare la massa ingente dei soldi dei fondi sovrani. Individuando quattro filoni principali di sviluppo: energia elettrica, le fonti rinnovabili, infrastrutture, turismo e attività culturali, i beni di consumo. C'è spazio per gli investimenti italiani, perché l'intenzione degli Emirati Arabi è quella di diversificare l'economia.

«Oggi la parte non petrolifera del Pil è il 71% dell'economia», ha detto il ministro dell'Energia, Al Hamili, aprendo il forum economico ad Abu Dhabi, ultima tappa della visita economica, organizzata da Confindustria, Abi, Ice e governo. Il pil crescerà nel 2010 del 2,2%, per il 2011 la previsione è del 3,5. C'è un piano al 2030 con ingenti investimenti: più di 50miliardi di dollari per 5 stabilimenti produttivi di aziende energy intensive, il rafforzamento dell'aeroporto, dei porti, il distretto culturale di Sadiyyat Island, con il Guggenheim museum e una sede del Louvre parigino. E poi Masdar City, la città ecologica ad emissione zero, che sarà pronta nel 2020.

Le collaborazioni industriali saranno studiate da una task foce congiunta dei due paesi, Italia ed Emirati Arabi. Ma ad aprile si riunirà anche la commissione mista Italia-EAU, ha detto al forum il vice ministro allo Sviluppo, Adolfo Urso, coinvolgendo anche le imprese, e nei primi mesi del prossimo anno dovrebbe venire in Italia una delegazione del governo emiratino, con al seguito una delegazione di imprenditori. Non solo: la presidente di Confindustria che verrà aperto un desk per le imprese presso il ministero dell'Economia, ed un analogo ufficio a Roma, in Confindustria. Se le grandi imprese sono in grado di muoversi da sole, sono le pmi ad avere bisogno di supporto. Ed è proprio al modello delle piccole imprese italiane che gli Emirati sono interessati: «Lo ritengono il migliore nel mondo», ha detto la Marcegaglia.

Le strutture istituzionali garantiscono il loro aiuto

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, come ha assicurato al forum il numero uno della Camera di commercio, Al Rumaithi, aggiungendo che «vengono ad Abu Dhabi missioni tutte le settimane, ma questa italiana è la più importante mai arrivata». Anche Al Hamili ha promesso che verranno snellite le regole, per promuovere «più trasparenza e più fiducia»

Possiamo fare molto di più rispetto ai numeri e alla presenza di oggi, è l'opinione della Marcegaglia. Gli italiani sono già presenti con 120 aziende. E un grande marchio italiano, Ferrari, ha appena inaugurato il Ferrari World: ieri, infatti, è arrivato anche il presidente Fiat, John Elkann, che ha fatto gli onori di casa, accanto alla Marcegaglia, nella visita al parco tematico, che ha all'interno anche il circuito di Formula Uno, dove domenica prossima si terrà il gran premio. «Il Ferrari World è un esempio dell'eccellenza italiana nel mondo», ha detto Elkann, sottolineando il valore della missione: «È importante creare rapporti economici ed opportunità di business».

Ma per le aziende italiane, come ha sottolineato la Marcegaglia, l'area degli Emirati Arabi è anche un'importante piattaforma logistica: «Sul totale delle merci che arrivano qui, il 60% viene riesportato, e ciò non comporta dazi. Con quattro ore di volo si raggiunge una parte del mondo dove risiede un terzo della popolazione mondiale».

Altra sfida è attrarre da noi le risorse dei fondi sovrani. Ieri Marcegaglia, Elkann ed il vice ministro Urso si sono incontrati con il principe Ahmed Bin Zayed, numero uno di Adia, il più grande fondo degli EAU, con il fondo Aabar e Mubadala. «Sono una chance importante per le medie aziende: si tratta di aumentare la conoscenza reciproca», ha detto la presidente di Confindustria. L'interesse dei fondi c'è: già tra due settimane il fondo Adia verrà in Italia per incontrarsi con vertici di Intesa SanPaolo. E c'è interesse soprattutto per la privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Economia, ma anche cultura: c'è interesse da parte degli Emirati di far venire da noi gli studenti a studiare o a fare stage in aziende. E ieri è stato firmato un accordo tra Federprogetti, la federazione delle aziende di impiantistica aderente a Confindustria, e il Petroleum Institute di Abu Dhabi: si formerà un gruppo di lavoro per promuovere la formazione professionale nel settore dell'ingegneria impiantistica e sviluppare la ricerca del settore dell'energia.

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