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Il duello per il primato dell'hi-tech aerospaziale atterra al G 20 in Corea

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2010 alle ore 18:25.

La guerra aerospaziale è pronta per atterrare al G20 che si svolge in Corea questo fine settimana. Gli affari nell'industria hi-tech dell'aerospazio potrebbero essere un contorno importante nel supervertice tra i grandi della terra, in un momento in cui la guerra valutaria tra Cina e Stati Uniti inasprisce le tensioni causate dalla prolungata crisi economica e finanziaria.

Nella marcia di avvicinamento al G 20 asiatico, in India, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha lasciato un'impronta visibile di quanto riesca ad essere efficace il connubio tra alta diplomazia e affari. A Mumbai il 6 novembre sono stati firmati e annunciati una ventina di accordi tra aziende statunitensi e indiane per un valore di dieci miliardi di dollari, da cui scaturiranno 54mila posti di lavoro negli Stati Uniti. La Boeing, numero uno mondiale dell'industria aerospaziale, ha venduto 30 aerei passeggeri per il medio raggio B737-800 alla compagnia indiana SpiceJet, per 2,7 miliardi di dollari. Ancora Boeing dovrebbe firmare a giorni una commessa militare da oltre 4 miliardi di dollari, per vendere agli indiani dieci C-17, i superaerei da trasporto militare. General Electric ha venduto 107 motori per aerei caccia leggeri, per un valore di 822 milioni di dollari, oltre a nove turbine per produrre elettricità per 750 milioni di dollari.

Dopo l'India, l'attenzione è puntata sulla Cina. Non solo un immenso mercato per lo sviluppo dell'aviazione. Pechino è anche un costruttore che tenta di affacciarsi nel mercato dei jet passeggeri con un prodotto realizzato dalla società statale Comac, un aereo da 168 posti (il C919) che andrà a insidiare il mercato che oggi si spartiscono in due, l'industria americana (Boeing) e quella europea (Airbus). Secondo i dirigenti della Comac il primo ordine d'acqusito del C919 sarà annunciato la prossima settimana e l'aereo potrebbe entrare in servizio nel 2014. Non è una sorpresa per i grandi costruttori, che si aspettano l'arrivo di tre-quattro concorrenti, anche i russi, i brasiliani (Embraer) e i canadesi (Bombardier) e si stanno organizzando per rispondere al nuovo scenario.

Dal 2004 Boeing ed Airbus si fanno la guerra non solo per le commesse alle compagnie aeree e in importanti appalti per la difesa come gli aerei da rifornimento (tanker) in tutto il mondo, ma anche in tribunale, tra reciproche accuse di ricevere sussidi illegali dai governi. Di recente il giudice del Wto (l'organizzazione mondiale del commercio) ha sentenziato, a distanza di pochi mesi, che entrambi i gruppi hanno ricevuto (e ricevono) aiuti pubblici illegittimi, ma non li ha condannati a restituirli. La lite sembra quindi non molto lontana dal unto di partenza: non è chiaro che cosa succederà. Diversi analisti ritengono che, senza un'intesa tra Airbus e Boeing, sarà difficile appianare definitivamente le controversie. Le regole del Wto dovrebbero valere anche per i produttori "emergenti", ma nessuno si illude che il jet cinese o quelli degli altri nuovi concorrenti vengano realizzati senza aiuti di lancio o altre forme di sostegno pubblico. A margine del G20, gli uomini dell'industria si batteranno dunque per favorire accordi e commesse in Asia e soprattutto in Cina, con una particoalre attenzione alle relazioni Usa-Cina.

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Ordinaria amministrazione, in fondo, per un settore che ha appena visto, il 5 novembre, l'annuncio che la China Southern, una delle principali compagnie cinesi, ha firmato un contratto per comprare 36 aerei Airbus del valore di listino di 3,8 miliardi di dollari. Il giorno precedente il presidente cinese, Hu Jintao, era arrivato in visita ufficiale in Francia, il paese dove c'è la direzione e la maggior parte delle attività del costruttore europeo di grandi jet. Diffiicle pensare, quindi, che la supercommessa cinese per Airbus sia solo una coincidenza.

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