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Obama loda l'India «simbolo della resistenza al terrorismo». Accordi commerciali per 10 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2010 alle ore 12:40.

MUMBAY – Barack Obama ha cominciato il suo viaggio in India con un gesto simbolico: ha reso omaggio, con la moglie Michelle al suo fianco, alle vittime dell'attacco terroristico di due anni fa all'hotel Taj Mahal a Mumbay: «Ho scelto di venire in questo albergo proprio per questo, per dare un messaggio che siamo alleati con l'India contro il terrorismo e che il terrorismo non paga....». Le televisioni indiane hanno dato in diretta il suo breve discorso. Ma subito dopo hanno sottolineato che il presidente non ha menzionato che i mandanti fossero pakistani. Ma il tempo per la politica sarà domani, a Delhi.

Oggi è stato il tempo degli affari. Obama ha annunciato nel suo discorso di oggi a Mumbay, davanti alla comunità imprenditoriale indiana l'eliminazione di alcune barriere commerciali con l'India e l'inclusione di Delhi in quattro accordi multilaterali per la non proliferazione che porteranno l'India «in pieno diritto nel novero degli alleati dell'America» ci ha detto uno dei funzionari al seguito del presidente. E a contorno di questi progressi di fondo ci sono già ritorni economici. Sempre oggi ha annunciato 10 miliardi di dollari di accordi che secondo la Casa Bianca contribuiranno a 54.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Con un corollario: ogni posto di lavoro assegnato in outsourcing all'estero si traduce in due nuovi posti di lavoro nel paese di origine.

Dall'India in sostanza si smentisce quello che diceva in campagna elettorale Barack Obama: «Non possiamo più consentire che i posti di lavoro emigrino da Boston a Bangalor». «Oggi ci rendiamo conto che l'esportazione di posti di lavoro non è un gioco a somma zero, ma ci riporta posti di lavoro a casa», ha detto questa mattina David Cote, l'amministratore delegato della Honeywell quando l'abbiamo incontrato al centro stampa della Casa Bianca al President Taj Hotel a Mumbay. E Indri Noonyi, amministratore delegato di Pepsi Cola, di origine indiana conferma: «dobbiamo creare una sostenibilità per la crescita aziendale... Oggi a casa andiamo bene, facciamo profitti ma non abbiamo prospettive di aumento della domanda nei settori maturi... Se cresciamo all'estero possiamo ricreare quel modello di crescita che ci consentirà di investire in attività diversificate e avanzate a casa.... Ad esempio stiamo focalizzando investimenti in settori alimentari ad alto contenuto biologico...».

Fra gli accordi: la General Electric si è aggiudicata un contratto da 800 milioni di dollari per la costruzione di motori d'areo da montare su caccia indiani; la Boeing sta finalizzando la vendita di C-17, aerei da trasporto militare per 5,8 miliardi di dollari, la Harley Davidson ha annunciato un nuovo impianto di assemblaggio in India che gli consentirà di aumentare il fatturato locale e di aumentare l'output a casa visto che tutte le componetni saranno costruite in America. La lista potrebbe continuare e saraà ufficializzata più tardi, dopo il discorso del presidente. Nel frattempo in questo momento i 200 uomi d'affari americani sono raccolti al Trident Hotel dove si tiene un incontro fra amministratori delegati, fra questi proprio Jeffrey Immelt che critico' l'operato "antibusiness" del presidente.

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I tempi però sono cambiati, ci dice Terry McGraw III, capo dell'associazioen India-Cina e presidente della McGraw Hill che controlla fra le altre cose la Standard and Poor «oggi dopo le elezioni dobbiamo pensare al dialogo e a collaborare, abbiamo problemi da risolvere e questo deve essere l'obiettivo principale a Washington. La sfilata qui alla Casa Bianca viaggiante di Cote McGraw, Noonyi e Paul Hanrahan, l'amministratore delegato di AES, una compagnia energetica che fattura 14 miliardi di dollari e che investirà 200 milioni di dollari l'anno prossimo ha voluto cercare di chiudere la polemica fra mondo degli affari e Casa Bianca. Peccato che da Washington la Camera di Commercio, decisamente antiobama, ha appena annunciato che "non ci sara' tregua dopo queste elezioni con l'amminsitrazione in carica....».

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