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Economia PMI

Abi e Confindustria discutono nuovo accordo per sostituire la moratoria del credito alle pmi

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 20:05.

Abi e Confindustria hanno aperto un tavolo per trovare «in tempi stretti» strumenti alternativi e selettivi alla moratoria che scadrà il prossimo 31 gennaio. Lo hanno annunciato il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e il presidente di Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, nel corso di un seminario organizzato dall'associazione bancaria. La moratoria, hanno spiegato, non è «tecnicamente ripetibile» per il dettato di Bankitalia che farebbe iscrivere a sofferenza l'ulteriore proroga dei crediti.

Si tratta, in sostanza, di capire come intervenire per sostenere «alcune imprese sane che presentano però ancora qualche tensione finanziaria», ha spiegato Boccia. Verranno valutate quindi «garanzie aggiuntive come intervento o nuove misure sui tassi». Tecnicamente, secondo i modelli che si stanno studiando, si potrebbe comprendere, ha detto Mussari, un allungamento «ragionevole» di alcuni crediti in scadenza, così come sui tassi, «per quelle aziende che hanno contratto tassi variabili, si può pensare di sterilizzare il rischio con un derivato lineare». Un contratto derivato, ha precisato il presidente dell'Abi, «non è lo sterco del demonio» ma, come per il nucleare, ha aggiunto Boccia, può essere usato per creare energia o altro.

La polemica tra Cgil e Abi sulla mafia
In precedenza il presidente dell'Abi Mussari aveva replicato all'accusa lanciata dal segretario della Cgil Susanna Camusso, secondo cui la mafia si é infiltrata al Nord a causa della scarsità delle risorse legata alla crisi e dell'assenza del sistema bancario. «La stima per la persona e per il ruolo che ricopre sono fuori discussione - ha affermato Mussari- , ma su quello che ha detto oggi Susanna Camusso non sono assolutamente d'accordo». «Le banche italiane - ha aggiunto il presidente dell'Abi- - sono in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata e la piena applicazione della normativa sul riciclaggio, che tanti oneri impone alle banche, ne è la prova più evidente».

Il Fondo di solidarietà del settore bancario viene sciolto
Ma quella della criminalità organizzata non è stata l'unica fonte di polemica oggi per l'Abi. Altro tema caldo è stato il Fondo di solidarietà del settore del credito. La sua disciplina, infatti, che ha accompagnato per 10 anni alla pensione circa 30.000 lavoratori senza oneri per le finanze pubbliche, è divenuta troppo onerosa e non più adeguata alle necessità del sistema. In una parola, il fondo dovrebbe essere soppresso. A riferirlo sono fonti dell'Abi sottolineando che, nella riunione odierna, i sindacati hanno dato risposte ritenute dall'associazione insoddisfacenti e che pertanto l'Abi darà indicazione alle aziende di non applicare più la disciplina del Fondo di solidarietà avviando, contestualmente, con i ministeri

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Mussari (Abi): «Su Basilea 3 banche italiane pronte, ma c'è un rischio penalizzazione»

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competenti l'iter per lo scioglimento del Fondo.

La reazione dei sindacati di categoria non si è fatta attendere: «Nel momento in cui si procederà allo scioglimento del fondo di solidarietà il sindacato non potrà che reagire unitariamente. L`Abi sta commettendo un grave errore nel procedere unilateralmente», ha detto il segretario generale della Fisac-Cgil, Agostino Megale.

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