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Economia Politica economica

Per l'Irlanda 10 miliardi di tagli fino al 2014. Aumenta l'Iva. Oltre 24mila licenziamenti tra gli statali

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 08:42.

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È scattata l'ora x per il piano di salvataggio dell'Irlanda.
Il governo ha dato le indicazioni sul piano taglia-debito che è alla base del progetto di aiuti da 85 miliardi. Il ministro delle finanze, Brian Lenihan, ha però avvertito: le disponibilità finanziarie saranno esaurite a metà 2011. Fino a tale data la pubblica amministrazione non avrà bisogno di finanziarsi emettendo bond.

I dettagli della manovra
La manovra quadriennale per risanare i conti irlandesi equivale a 15 miliardi di euro fino al 2014. Il piano - spiega il governo - prevede di aumentare l'iva al 22% nel 2013 e al 23% nel 2014, e prevede di tagliare la spesa complessivamente di 10 miliardi.

I tagli alla spesa previsti nel piano quadriennale, frutto del negoziato con la Ue e il Fmi per ottenere il salvataggio dell'Irlanda, equivalgono a un quinto dell'esborso totale. Si tratta di tagli complessivi per 10 miliardi, di cui riduzioni della spesa per finanziare il welfare per 2,8 miliardi entro il 2014. La composizione dei tagli è suddivisa fra tre miliardi di tagli alla spesa corrente e sette alla spesa per investimenti. Gli stipendi agli impiegati pubblici di nuova assunzione saranno tagliati del 10%, e il numero complessivo sarà riportato ai livelli del 2005. L'aumento del gettito fiscale è stimato in cinque miliardi di euro, di cui 1,9 in più provenienti dalle imposte sui redditi. Secondo il documento di circa 130 pagine, citato dalla France Presse, il 40% della manovra, pari a sei miliardi, dovrà essere realizzato il prossimo anno. «Gli obiettivi del piano sono esigenti ma realistici» - si legge nel documento - «la manovra genererà fiducia nel Paese e all'estero».

Intanto, secondo quanto riporta il Financial Times, il governo irlandese assumerà una quota di maggioranza nella Bank of Ireland. Il governo avrebbe intenzione di evitare una completa nazionalizzazione ma la dose di capitale che verrà immessa nella banca lascerà Dublino con una grossa quota nell'istituto di credito, hanno indicato fonti del governo.

Dal fronte europeo, la Germania ha fatto sapere di voler rispondere ok alla richiesta di aiuto finanziario dall'Irlanda. Anche se la cancelliera Angela Merkel ha detto che lil via libero è «con una condizionalità» che dovrà permettere al Paese di «ritornare sulla via della stabilizzazione dei conti pubblici». Positivi riscontri anche da parte di Danimarca e Francia. Dal canto loro, sia presidente Ue Herman Van Rompuy che il presidente della Commissione José Barroso hanno steso una cortina di rassicurazioni nei confronti di Eurolandia: «Non c'é il rischio contagio, l'euro é solido, l'Eurozona e la Ue stanno vivendo una fase molto difficile, ma la crisi sarà superata». In Italia il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sottolinea che sul fronte della crisi economica e della tenuta dei conti pubblici «il nostro paese è in una condizione diversa rispetto alla Grecia e all'Irlanda».

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S&P abbassa il rating
Sul mercato, intanto, l'agenzia di rating Standard & Poor's ha abbassato il rating sul debito a lungo termine dell'Irlanda di un livello ad "A" rispetto all' "AA-" precedente, citando la probabilità che l'Irlanda debba ricorrere al mercato del credito più di quanto stimato in precedenza. Questo rating, attribuito al debito a lungo termine del paese, il quinto su una scala di 21, corrisponde a un credito solido, ma può essere influenzato da cambiamenti nelle condizioni economiche. Il rating sul debito a breve é stato abbassato di uno gradino da "A-1+" ad "A-1".

L'euro scivolaa nuovi minimi
Sul fronte dei cambi, la crisi irlandese schiaccia l'euro: la divisa unica ha segnato un nuovo minimo da due mesi contro il dollaro a 1,3359, livello più basso dal 24 settembre, immediatamente dopo il taglio del rating irlandese da parte della S&P. La divisa di Eurolandia ha poi leggermente ribalzato, portandosi di nuovo a quota 1,34.

Titoli statali, si stringe lo spread BTp/Bund
Poche tensioni sui titoli di Stato italiani che, nel giorno del declassamento del rating irlandese, addirittura recuperano terreno rispetto ai pari scadenza tedeschi. Al momento lo spread BTp/Bund stringe di ben 4 punti base rispetto a ieri mentre i titoli di Stato irlandesi, e soprattutto spagnoli cedono ulteriore terreno, toccando nuovi record. A pesare sul mercato è stata anche la deludente asta dei nuovi Bund tedeschi, andata tecnicamente scoperta. Mentre i bond di Paesi come Spagna, Portogallo e Irlanda scambiano in un mercato praticamente illiquido che amplifica gli scarti di prezzo, i BTp, dice un trader, «sono sostenuti da un mercato secondario ancora profondo, che consente di scambiare i titoli senza difficolta».

Asta tedesca coperta dall'intervento della Bundesbank
Oltre al declassamento dell'Irlanda il mercato, dicono gli operatori interpellati da Radiocor, è stato molto condizionato dall'asta dei Bund tedeschi che è stata integralmente coperta solo grazie all'intervento della Bundesbank. A fronte di una offerta pari a 6 miliardi di euro il Tesoro tedesco ha ricevuto richieste pari solamente a 5,6 miliardi di euro, di cui 4,7 miliardi sono state accettate. «La ragione del flop - spiega un trader - sta non solo nel fatto che il rendimento dei titoli decennali tedeschi é ormai ai minimi ma anche nel fatto che in molti sul mercato iniziano a chiedersi se è giusto considerare i Bund come l'ultima riserva del flight-to-quality, ovvero se é giusto comprare Bund a qualsiasi costo anche quando la crisi finanziaria non sembra più risparmiare l'intera l'Eurozona, con tutte le conseguenze che ne potrebbero discendere anche per la Germania». È anche per questo che oggi i titoli di Stato di Paesi come l'Italia, con un merito di credito inferiore, hanno ripreso a guadagnare terreno, stringendo il proprio differenziale di rendimento rispetto ai Bund tedeschi.

Lo sciopero generale in Portogallo
In un altro paese in crisi, il Portogallo, oggi è la giornata dello sciopero generale convocato dai sindacati: funzionari pubblici e dipendenti privati protesteranno insieme contro i tagli alla spesa decisi dall'esecutivo del premier socialista José Socrates per fare fronte alla grave crisi finanziaria del Paese. Il Parlamento dovrebbe infatti adottare in via definitiva venerdì la legge finanziaria per il 2011, che - dopo lunghi negoziati fra i partiti, dato che il governo è di minoranza - si pone come obbiettivo una riduzione del rapporto deficit-Pil dall'attuale 7,3% al 4,6% alla fine del prossimo anno. Il provvedimento prevede in particolare il congelamento dei salari, un aumento della pressione fiscale e un taglio dei servizi sociali, con l'effetto cumulativo di una forte diminuzione del potere d'acquisto in un Paese in cui il salario medio non supera gli 800 euro mensili.

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