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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2010 alle ore 11:35.
È una Finanziaria blindata quella che è entrata in aula al Senato questa mattina, dopo il via libera senza modifiche giunto la scorsa settimana dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama. Ha preso il via questa mattina la discussione generale del ddl stabilità e del ddl Bilancio. L'ok definitivo al ddl stabilità è atteso per domani sera, al massimo mercoledì. Il relatore Paolo Tancredi (Pdl) ha ribadito che l'intenzione di governo e maggioranza è di non modificare la legge di stabilità per il 2011 (ex Finanziaria) e di approvarla nel testo giunto dalla Camera (leggi il contenuto della Finanziaria 2011 nell'abc del Sole 24 Ore).
Gli emendamenti presentati al ddl stabilità sono oltre 170 (in commissione erano stati 300), mentre quelli al Bilancio sono solo cinque.«È stato un lavoro utile - ha commentato il sottosegretario Luigi Casero - visto che è stato mantenuto l'indirizzo del risanamento dei conti e del rigore» (leggi il testo della Finanziaria 2011).
Il Pd ha presentato 17 «macroemendamenti molto pesanti» alla legge di stabilità per denunciare "l'immobilismo" del governo e rilanciare "la crescita" del paese, ha spiegato Luigi Lusi, relatore di minoranza. Si tratta di «un'operazione di sinergia» del partito che non prevede tagli lineari, ma una «ristrutturazione della spesa pubblica». Ci sono misure di sostegno al reddito delle imprese e dei contribuenti; un piano straordinario di interventi a sostegno dell'autonomia finanziaria dei giovani; un nuovo istituto fiscale a sostegno delle famiglie con figli; interventi per trasporto pubblico locale, per il mezzogiorno e per l'Abruzzo; la "no tax area" per le famiglie più povere; occupazione femminile; il rifinanziamento del 5 per mille; liberalizzazione di alcuni settori e mercati come gas e carburanti; misure per la tutela ambientale, la cultura, lo spettacolo e la cooperazione.
Forti polemiche ha sollevato il mancato rifinanziamento integrale del 5 per mille, che ha ottenuto solo 100 milioni a fronte dei 400 necessari. Si è levato un coro di proteste, da Gianfranco Fini a Luca Cordero di Montezemolo. Ma la blindatura del testo ha lasciato fuori oltre al rifinanziamento fino a 400 milioni del 5 per mille, anche le richieste delle Regioni e dei Comuni. Temi sui quali sono stati approvati una serie di ordini del giorno per impegnare il governo a un intervento successivo in un primo provvedimento utile. Che potrebbe essere il decreto di fine anno, il cosiddetto milleproroghe, anche se le sorti di questo intervento sono chiaramente legate a cosa succederà il 14 dicembre. Fra gli impegni presi con ordine dewl giorno c'è quello che chiede di stabilizzare il finanziamento dell'eco-bonus per le ristrutturazioni, quello che chiede di stanziare più risorse per il mondo della cultura, la tracciabilità dei trasferimenti di denaro all'estero o il ripescaggio della "Tremonti-ter" per detassare gli investimenti in macchinari.