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Tremonti: è finita l'era del deficit spending. Ecco i 4 pilastri per la nuova governance anti-crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 12:58.

«È finita l'età storica del "deficit spending"». Lo ha sottolineato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso di un'audizione alla Camera con il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, sulla governance europea. «In Europa - ha aggiunto - non c'è tendenza a fare spesa pubblica per avere consenso politico».

La nuova governance europea costruita «per reazione alla crisi» si fonda su 4 pilastri, ha spiegato Tremonti: «il ruolo diverso della bce; un ruolo nuovo del fondo di stabilizzazione europea; le politiche di rigore di bilancio che si fanno in tutta europa e la comune governance politica».

«Politicamente - ha sottolineato il ministro dell'Economia - dovremmo capire l'equilibrio tra la crisi dei bilanci pubblici e la stabilizzazione dei bilanci pubblici e la crisi della finanza privata. In molti casi é evidente che i debiti pubblici non sono l'input ma l'output della crisi e credo che su questo si debba soprattutto concentrarsi per comprendere e definire una più equilibrata governance europea, credo che si debba fare una profonda riflessione sulla tendenza in atto a considerare solo un lato e non l'altro lato, che deve essere oggetto di discussione».

«Sento parlare della tenuta dei conti pubblici, ma il problema è anche la tenuta del sistema sociale. E sulla strategia per gli ammortizzatori sociali la commissione Ue si è dimostrata assolutamente disponibile. Ma vorremmo qualcosa di più: mettere al centro la questione meridionale», ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. «Dovremo chiedere un sostegno per sviluppare politiche di maggiore forza dell'intervento pubblico. E chiedere anche alcune eccezioni, se consentite dall' Europa per il Mezzogiorno che è questione centrale: la procedura per le opere pubbliche e la fiscalità differenziata».

La Ue, ha detto Tremonti, sia "più flessibile" nel permettere un «intervento pubblico di maggior forza nel Mezzogiorno». Il ministro ha ricordato che il piano nazionale per le riforme chiesto dall'Europa «dovrebbe attribuire piu centralità alla questione meridionale. Chiederemo il sostegno per sviluppare una politica di maggior forza per l'intervento pubblico. Ad esempio, sulle opere pubbliche e la fiscalità. Come é stata flessibile, la Commissione, sugli ammortizzatori sociali, coasì dovrebbe essere sulle procedure per le opere pubbliche e la fiscalità di vantaggio».

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Tremonti è anche tornato a parlare della proposta degli euro-bond da affiancare al debito dei singoli Stati. « È un'idea che credo debba e possa proseguire, non solo sul piano intellettuale ma anche su quello politico», ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, rispondendo alle domande dei deputati. «La discussione è aperta» - ha detto Tremonti - «credo di vedere segni di posizioni molto bipartisan. Questo mi lascia pensare che il progetto continuerà».

In precedenza nella stessa audizione il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn ha definito «interessante» l'idea, avanzata da Tremonti assieme al presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker con una lettera sulle colonne del Financial Times. Rehn ha tuttavia evidenziato l'assenza di sostegno politico da parte di alcuni Stati dell'Ue a una «comunitarizzazione» del debito pubblico. Rehn ha invitato a passare in rassegna tutte le opzioni in una fase di risposta alla crisi che è sempre più sistemica. «Non vedo la necessità di un default controllato» per i Paesi dell'Eurozona più colpiti dalla crisi come Grecia e Irlanda, ha detto Rehn.

Rehn ha rassicurato l'Italia: non serve una nuova manovra. «È stato appena approvato il bilancio per il 2011, che è compatibile con gli obiettivi fiscali per l'anno prossimo e il criterio del disavanzo del 3% del Pil nel 2012: secondo noi - ha detto Rehn - non si renderanno necessari nuovi interventi, ma al tempo stesso sarà necessario un monitoraggio rigoroso su spesa ed entrate affinché gli obiettivi fiscali siano raggiunti».

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