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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 11:32.
Continua a peggiorare il mercato del lavoro in Italia. Il tasso di disoccupazione ad ottobre - comunica l'Istat - è cresciuto all'8,7% dall'8,4% di settembre. Si tratta del valore più alto dall'inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio 2004. Il dato è rivisto al rialzo dall'8,6% precedentemente stimato ed è al top da gennaio 2004.
Cala il numero di occupati
Nel terzo trimestre del 2010 l'occupazione (percentuale di lavoratori sul totale della popolazione) è diminuita dello 0,2% (-57mila occupati) sul trimestre precedente. L'Istat precisa che nel periodo il numero di occupati risulta pari a 22.811.000 (-176mila). Il tasso di occupazione risulta in calo al 56,7%.
Il dato trimestrale sulla disoccupazione
Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione scende all'8,3% (da 8,4% secondo trimestre dato rivisto da 8,5%), primo calo dopo sette trimestri di crescita). Ma il miglioramento è viziato dall'aumento dei cosiddetti inattivi, cioè chi, pur disoccupato non cerca lavoro. Il tasso di disoccupazione è calcolato dividendo il numero di disoccupati sul totale della forza lavoro. Riducendosi la forza lavoro di cui fanno parte le persone in cerca di occuppazione cala il denominatore e quindi migliora il tasso di disoccupazione.
Continua a crescere il numero degli intativi
«Nel terzo trimestre 2010 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni si attesta al 38,6 per cento, sei decimi di punto in più rispetto a un anno prima. Nel terzo trimestre 2010 - scrive l'Istat - il numero di inattivi in età compresa tra i 15 e i 64 anni risulta in crescita, rispetto allo stesso periodo del 2009, nell'insieme del territorio nazionale. Nel Nord (+2,2 per cento, pari a 120.000 unità) l'incremento, più sostenuto rispetto al recente passato, interessa entrambe le componenti di genere, mentre nel Centro (+1,3 per cento, pari a 35.000 unità) l'aumento si concentra nella sola componente maschile. In entrambe le ripartizioni si tratta soprattutto di giovani impegnati in un percorso di istruzione e di adulti in attesa dei risultati di passate azioni di ricerca. Nel Mezzogiorno, il numero di inattivi, già in crescita nei precedenti trimestri del 2010, registra un'ulteriore espansione, manifestando una variazione tendenziale del 2,2 per cento, pari a 149.000 unità in più rispetto al terzo trimestre del 2009. L'aumento è dovuto in buona parte al riproporsi di fenomeni di scoraggiamento, ovvero di rinuncia alla ricerca di un impiego».