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Economia Politica economica

Mercato del lavoro debole negli Stati Uniti. In Italia cresce il numero di giovani disoccupati

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2011 alle ore 10:07.

Come spesso accade, in queste situazioni, è meglio dare un'occhiata ai mercati per capire come interpretare il dato. Si parla, ovviamente, dei tanto attesi numeri sulla disoccupazione negli Stati Uniti. Ebbene il tasso di unemployment, in dicembre, è sceso a 9,4%, rispetto al 9,7% del mese precedente: il valore più basso dal maggio 2009.

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Tutti felici, dunque? Non proprio. Il numero dei nuovi posti creati, al netto del settore agricolo, si è fermato a quota 103mila, ben al di sotto delle attese degli economisti. Questi ultimi parlavano di nuovo lavoro per 175mila persone. Così, la domanda è sorta spontanea: rallegrarsi del calo del saggio di disoccupazione o preoccuparsi per una crescita tropo bassa dei nuovi impieghi? La risposta, dei mercati, è stata abbastanza scontata: i listini, subito dopo la pubblicazioen dei numeri, hanno o virato (Piazza Affari) o accelerato (altre Borse europee) verso il basso.

Si dirà una reazione emotiva, legata anche alla visione "cortissima" di chi opera intraday. Sarà pure vero. Ciò non toglie che, come ha scritto il Wall Street Journal, «una crescita dell'occupazione sufficiente a sostenere adeguatamente la domanda aggregata deve porsi a "nord" delle 150mila unità». Un livello che, purtroppo, è stato mancato dai dati forniti dal Dipartimento del lavoro statunitense.

Ben Bernanke: ripresa troppo lenta per incisivo calo disoccupazione
Dello stesso parere, peraltro, è il presidente della Fed, Ben Bernanke: «La ripresa è troppo debole -ha detto - per permettere un incisivo calo della disoccupazione». Il mercato del lavoro continua a stentare, e «ci vorranno 5 anni prima che il mercato del lavoro si normalizzi». Più in generale, Mr Fed ha sottolineato che «la rimonta economica americana sarà moderatamente più forte nel 2011. Ci sono prove che mostrano» un sussulto nelle spese «di consumatori e aziende». Anche se, poi, ha affermato che il mercato immobiliare, da cui è partita la crisi, «resta depresso» e che « gli Stati Uniti devono adottare in tempi rapidi un piano per la riduzione del deficit e del debito».

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Il lavoro in Italia...
Tornando al tema del lavoro, va rilevato che non era andata tanto bene nemmeno in Italia e nell'Unione europea. Nel nostro Paese, il tasso di disoccupazione in novermbre è rimasto sostanzialmente stabile all'8,7% (da 8,729 di ottobre), con un calo di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente. Secondo i numeri Istat si tratta, però, del dato più alto da gennaio 2004. A soffrire di più, e non è una novià, sono i giovani: il saggio della disoccupazione giovanile è salito infatti al 28,9% (+0,9 punti percentuali su ottobre e +2,4 punti percentuali su novembre 2009). In leggero miglioramento, invece, la situazione delle donne. In particolare, le regolarizzazioni di collaboratrici domestiche e assistenti familiari, oltre al presumibile effetto del part-time, hanno fatto scendere la percentuale dei senza lavoro di sesso femminile.

...e quello in Europa
In Eurolandia, infine, il tasso di disoccupazione destagionalizzato è rimasto invariato al 10,1%. Nel novembre 2009 era al 9,9%. Anche nell'insieme della Ue il saggio è rimasto fermo ma ad un valore più basso: 9,6 per cento. In valori assoluti, secondo le stime di Eurostat, i disoccupati nella Ue sono un totale di 23,248 milioni di uomini e donne, di cui 15,924 milioni nell'Eurozona.

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