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Economia Politica economica

I consumi delle famiglie arretrano ai livelli del '99. Per la ripresa bisogna aspettare il 2012

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 10:23.

Nel terzo trimestre 2010 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 3,2 per cento (era stato pari al 3,9 per cento nel corrispondente trimestre del 2009). Lo comunica l'Istat diffondendo i dati grezzi sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, mentre Confcommercio sottolinea un calo dei consumi, «che sono tornati ai livelli del 1999».

Complessivamente, nei primi nove mesi del 2010 si è registrato un indebitamento netto pari al 5,1 per cento del Pil, in riduzione rispetto al 5,5 per cento registrato nel corrispondente periodo del 2009.

Crescono le entrate
Le entrate totali nel terzo trimestre del 2010 sono aumentate dell'1,7% su base annua, il rapporto tra le entrate e il Pil è stato pari al 44%, a fronte del 44,4% del terzo trimestre del 2009. Nei primi nove mesi del 2010 le entrate sono cresciute dello 0,3%, con un'incidenza rispetto al Pil del 43 per cento. Nel corrispondente periodo del 2009 si era registrata una riduzione del 2,3%, con un'incidenza rispetto al Pil del 43,7 per cento.

Calano i consumi, che tornano ai livelli precedenti il 1999
Nel biennio 2008-2009, in piena crisi economica, i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione media annua del 2,1%, compiendo un «pauroso
salto all'indietro» e tornando ai livelli precedenti il 1999. È l'analisi di Confcommercio secondo la quale «la vera ripresa» dei consumi arriverà solo nel 2012. L'organizzazione sottolinea comunque che, nonostante il minor reddito disponibile, le famiglie si sono dimostrate «vitali e reattive», adeguando le loro abitudini di spesa «per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi».

In diminuzione le spese per vacanza, abbigliamento e pasti fuori casa
Tra le voci di consumo, nel biennio in esame, è risultata quindi inevitabilmente in calo innanzitutto la spesa per le vacanze (-3,2%). Ma è diminuita anche quella per i pasti in casa e fuori casa (-3,2%), la mobilità e le comunicazioni (-3,1%) e l'abbigliamento (-3,1%). Al contrario hanno tenuto le spese per la salute (+2,5%), per elettrodomestici e IT domestico (+2,4%) e quelle per beni e servizi per la telefonia (+0,4 per cento). Secondo Confcommercio, i tempi di recupero del terreno perso si prospettano ora «lunghissimi». Infatti, guardando alla spesa delle famiglie e agli occupati, «non soltanto appare evidente la posizione attuale del livello dei consumi (poco sopra i minimi storici) ma si capisce che la modesta ripresa non si è trasmessa ancora al mercato del lavoro. Senza una maggiore occupazione difficilmente si osserverà una curva crescente nella spesa reale per consumi. E senza consumi difficilmente ci sarà una ripresa solida», sottolinea l'associazione. Per il 2010 Confcommercio stima infatti un «modesto» +0,4%, seguito da un +0,9% quest'anno e da una «vera ripresa» dei consumi nel 2012, con un +1,6 per cento.

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Sangalli: combattere la disoccupazione e ridurre le tasse
«Dopo un 2010 difficile per l'economia e le imprese, l'anno si é, tra l'altro, chiuso con circa 25mila esercizi al dettaglio in meno, si rischia che il 2011 sia ancora un anno di convalescenza», è il commento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. Per queste ragioni «occorre accelerare e intensificare tutte le azioni, le politiche, le riforme utili al rafforzamento della crescita, della produttività, della competitività e al riassorbimento della disoccupazione. In questo contesto, resta aperta la questione di una progressiva e compatibile riduzione della pressione fiscale complessiva. È questa, insomma, la via maestra per ridare fiato ai consumi delle famiglie e agli investimenti delle imprese».

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