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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 16:51.

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L'Istat e l'Ict italiano: fra piccole e grandi imprese c'è un solco digitale (Marka)L'Istat e l'Ict italiano: fra piccole e grandi imprese c'è un solco digitale (Marka)

È uno scenario a luci e ombre quello che emerge dalle rilevazioni dell'Istat inerenti l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle imprese italiane con almeno 10 addetti e attive nell'industria e nei servizi. I dati, che si riferiscono a gennaio 2010 e che trovano complemento con quelli (aggiornati a tutto 2009) relativi al commercio elettronico e ai servizi offerti on line dalla Pubblica Amministrazione, mostrano infatti come la diffusione degli strumenti informatici sia ormai ampiamente consolidata, con il 95,1% delle imprese che ha confermato di fare uso di computer per svolgere la propria attività e il 93,7% di disporre di una connessione Internet.

La cosiddetta informatizzazione di base sembra dunque essere un risultato raggiunto, considerando anche che in Rete l'83,1% delle aziende ci va tramite servizi a banda larga su rete fissa e l'84% fa leva su connessioni veloci fisse o mobili, con queste ultime utilizzate però solo dal 18,6% delle imprese.

Altri elementi in grado di dare una precisa fotografia d'insieme della situazione riguardano la presenza di reti Intranet ed Extranet (attive nel 24,4% e nel 17,3% dei casi rispettivamente), il ricorso a sistemi operativi open source da parte del 15,9% delle imprese e l'utilizzo della firma digitale, che interessa il 23,6% del campione. Una delle voci inserite per la prima volta nello studio, inerente le politiche di sicurezza Ict, ha confermato una tendenza nota, e cioè il fatto che la protezione dei dati a tutti preme ma nella pratica solo pochi (nella fattispecie meno di tre imprese su dieci, e con forti differenziazioni settoriali) si attivano per organizzare e far funzionare procedure di protezione adeguate. Quanto allo sfruttamento dei servizi offerti sul Web dalla Pa, l'Istat ha rilevato come questa sia una prassi che interessa otto aziende su dieci mentre solo poco più di una su tre effettua acquisti on line e una quota marginale (il 5%) è impegnato sul fronte dell'e-commerce lato vendor.

Tutto sommato, i numeri di cui sopra lasciano timidamente pensare che le tecnologie siano viste come una risorsa per gestire l'attività "day by day". Ancor prima che un asset strategico per crescere e innovare. I lati oscuri però non mancano e in generale il problema di fondo è sempre il solito: il divario (digitale) che separa le piccole imprese (con meno di 50 addetti) da quelle di maggiori dimensioni (con oltre 250 addetti). Il solco è quanto mai evidente più la tecnologia si fa complessa: l'utilizzo di reti Intranet coinvolge il 21% delle realtà alla base della piramide del tessuto economico italiano e raggiunge il 74,4% nelle grandi imprese mentre l'utilizzo di sistemi operativi open source (spesso sinonimo di maggiore flessibilità e minori costi di gestione) è una prerogativa di una grande organizzazione su due (il 49,3%) al cospetto del 13,9% di piccole che vi fa ricorso.

La differenza di approccio all'Ict è però netto anche se parliamo di servizi per cui non servono particolare competenze o risorse: la firma digitale, per fare un esempio concreto e significativo, è una risorsa sfruttata dal 50% delle grandi imprese e solo dal 21,7% di quelle piccole. C'è anche un dato che più di tutti mette bene a fuoco la disomogeneità dell'adozione dell'Ict nelle aziende italiane: in media solo il 42,6% degli addetti fa infatti uso di un personal computer per svolgere la propria mansione, una percentuale che nel settore tecnologico sale al 90% ma in settori quali le costruzioni o quello dei servizi alle imprese (noleggio, ricerca di personale, vigilanza e altre attività) scende al 26,2 e al 20,2% rispettivamente. Un ulteriore campanello di allarme, infine, lo si può intravedere nelle statistiche che descrivono le modalità di accesso a Internet. Se le linee a banda larga Dsl sono adeguatamente diffuse e presenti nel 79% dei casi, tre imprese su dieci dichiaravano a gennaio 2010 di affidarsi ancora a una connessione "narrow band" via modem o Isdn. Solo discreti, infine, i numeri che attestano la diffusione dei servizi di connessione in Rete via rete mobile: complessivamente ne sono interessate circa il 23% delle imprese, il 18,6% delle aziende si appoggia a tecnologie di terza generazione (Umts e Hsdpa) mentre l'11,6% si ferma ai sistemi 2,5G (Gprs ed Edge). Poco incoraggiante, invece, il fatto che la percentuale di utilizzo del mobile broadband passi dal 71,1% cento delle aziende con oltre 249 addetti al 19,9% delle imprese con meno di 50 addetti.

Quanto all'utilizzo del Web come strumento operativo e di business, lo studio mette in parte a nudo l'ancora non eccelsa preparazione "culturale" delle aziende italiane rispetto alle potenzialità del mezzo. Se l'86,6% delle imprese usufruisce della rete telematica per accedere a servizi bancari o finanziari e il 65,5% per acquisire informazioni sui mercati solo il 22,6% guarda alla Rete per proporre progetti di formazione e istruzione on line del personale. Se accettabili sono le percentuali che confermano l'utilizzo del Web per ottenere servizi e informazioni in formato digitale e per acquisire servizi post-vendita (55,3% e 50,9% rispettivamente) non si può non notare come l'intensità di utilizzo del Web risulti correlato con la dimensione aziendale, con ampie differenze (nell'ordine del 30%) soprattutto nell'acquisizione di servizi legati alle attività formative e a quelli in formato digitale. Infine il sito Web, il primo antipasto di quello che si può considerare l'attività digitale delle aziende. A gennaio 2010 ne erano provviste complessivamente sei imprese su dieci e la percentuale sale al 90% considerando le sole aziende con almeno 250 addetti; le eccellenze settoriali riguardavano invece il comparto Ict (con una presenza di siti pari all'80,7%), quello dei servizi di alloggio (96,8%) e quello delle agenzie di viaggio (92,4%). Non sempre però, la natura dei siti aziendali è in linea con i nuovi dettami del marketing e del linguaggio imposto dalla rivoluzione del Web 2.0: se la possibilità di consultare cataloghi e visionare i prezzi dei prodotti offerti è disponibile nel 37,6% dei casi sulle home page, servizi più complessi quali la personalizzazione dei contenuti del sito o la possibilità di effettuare ordini e prenotazioni on line da parte dei clienti è assai limitata e non raggiunge mediamente il 10% dei casi.

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