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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 11:14.
«Rafforzare la capacità di prestito» del Fondo salva-Stati, nato per soccorrere i paesi della zona euro in difficoltà a causa della crisi dei debiti sovrani, e «ampliare il suo raggio di azione». A chiederlo per la prima volta è il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, in un suo intervento sulle pagine del Financial Times.
Fino ad oggi la Commissione Ue aveva sempre smentito le voci su un possibile aumento delle rirose dello European financial stability facility (Efs), attualmente dotato di 440 miliadi di euro, già attivato alla fine del 2010 per aiutare l'Irlanda.
L'ipotesi, però, non è condivisa dalla Germania che è il maggior contribuente del fondo: «Al momento non è né sensato né necessario discutere di un ampliamento», è stato il commento del portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel.
In precedenza Rehn aveva affermato che: «Dobbiamo assicurare che i meccanismi di sostegno finanziario messi in campo lo scorso maggio siano adeguati per raggiungere i loro obiettivi, sottolineando come per questo motivo «l'effettiva capacità di prestito dell'attuale European financial stability facility dovrebbe essere rafforzata e il suo raggio di azione ampliato».
Per il guardiano dei conti pubblici europei è quindi necessario «rivedere tutte le opzioni per quel che riguarda la taglia e il campo d'azione dei nostri meccanismi di protezione, non solo per quelli attuali, ma anche per il meccanismo di stabilità permanente», al cui funzionamento si sta lavorando da tempo e che dovrebbe entrare in vigore a metà del 2013.
Negli ultimi giorni - con l'acuirsi della crisi dei debiti sovrani che mette a rischio paesi come Portogallo, Spagna e Belgio - si erano nuovamente intensificati i rumors secondo cui la Ue starebbe lavorando ad un aumento delle risorse dell'attuale Fondo salva-Stati. Un rafforzamento fortemente richiesto negli ultimi mesi dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea, ma che finora ha incontrato alcune resistenze, soprattutto da parte della Germania.
Tra le ipotesi circolate nelle ultime ore, non solo un incremento della dotazione del Fondo (l'Fmi aveva proposto un raddoppio a 880 miliardi di euro, impegnandosi a sua volta a un raddoppio del suo contributo al meccanismo, attualmente di 250 miliardi), ma anche una modifica delle regole per permettere tassi di interesse più bassi sui prestiti concessi ai paesi in difficoltà, ritenuti dai più troppo elevati.