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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 10:43.
Nel periodo 2006-2009 il reddito disponibile delle famiglie italiane si è progressivamente ridotto: da un incremento del 3,5% del 2006 è passato ad una flessione del 2,7% del 2009, la prima dal 1995. Lo rileva l'Istat nell'indagine sul "Reddito disponibile delle famiglie italiane 2006 - 2009".
L'impatto - sottolinea l'istituto di statistica - è stato più forte nel settentrione (-4,1 per cento nel Nord-ovest e -3,4 per cento nel Nord-est) e più contenuto al centro (-1,8 per cento) e nel mezzogiorno (-1,2 per cento).
La significativa diminuzione del reddito disponibile registrata dal Nord-ovest nel 2009 è da imputarsi alla cattiva performance di Piemonte e Lombardia, che da sole rappresentano il 90% del reddito disponibile della circoscrizione. In Piemonte, infatti, si è verificata una forte contrazione dell'input di lavoro dipendente e, di conseguenza, dei relativi redditi da lavoro; la Lombardia sconta, invece, la battuta d'arresto degli utili distribuiti dalle imprese a seguito della diminuzione del valore aggiunto.
In generale, tale diminuzione é essenzialmente da attribuire - osserva l'Istituto - alla marcata contrazione dei redditi da capitale, anche se, in alcune regioni (in particolare Piemonte e Abruzzo), un importante contributo negativo é venuto dal rallentamento dei redditi da lavoro dipendente.
Inoltre, nel periodo 2006-2009 il reddito disponibile delle famiglie italiane «si é concentrato, in media, per circa il 53% nelle regioni del Nord, per il 26% circa nel Mezzogiorno e per il restante 21% nel Centro. Nel periodo considerato - sottolinea ancora l'Istituto - tale distribuzione ha mostrato alcune variazioni che hanno interessato principalmente il Nord-Ovest, il quale ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 del 2006 al 30,5% nel 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 punti percentuali rispettivamente). La quota di reddito disponibile delle famiglie del Nord-Est è rimasta
invariata al 22%».
Federconsumatori/Adusbef, -9,6% potere di acquisto famiglie dal 2007
«L'ennesima conferma di una situazione divenuta ormai insostenibile per le famiglie». Così Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, commentano in una nota i dati diffusi oggi dall'istat sulla ricchezza delle famiglie. L'istituto di statistica, spiegano le due associazioni, attesta un crollo del reddito disponibile del -2,7% nel 2009, «ma come denunciamo da molto tempo, secondo quanto rilevato dall'Onf (osservatorio nazionale federconsumatori) il potere di acquisto delle famiglie ha subito un vero e proprio tracollo, del 9,6% dal 2007 ad oggi». Secondo Trefiletti e Lannutti «un'ulteriore batosta giungerà anche quest'anno, alla luce dei nuovi aumenti di prezzi e tariffe: alla stangata di 1.016 Euro già stimati per il 2011, infatti, vanno aggiunti ben +148 euro per gli aumenti superiori al previsto (rispettivamente +68 euro per i carburanti, +25 euro per le autostrade e +55 euro per le addizionali locali), portando così il totale a quota 1.164 Euro per il 2011». Le famiglie «non ne possono più e anche l'intera economia continua a risentire dei pesanti effetti dovuti a questo andamento: si fanno sempre più gravi, infatti, le già misere e striminzite prospettive sul pil 2011 e 2012 (dallo 0,9 all'1%)».