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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2011 alle ore 08:15.
Le famiglie italiane sono via via meglio equipaggiate per l'acquisto di un immobile con un mutuo. Lo indica un indice elaborato dall'ufficio studi dell'Abi, l'associazione bancaria italiana, dal ministero del Lavoro e dall'Agenzia del Territorio, che Casa&Case pubblica in esclusiva.
Rispetto alla precedente rilevazione (settembre) l'affordability index italiano (indice di accessibilità all'abitazione) è rimasto a ottobre stabile intorno al 6,4%, consolidando il consistente rialzo su base annua (12 mesi prima era al 4,4%) e di periodo (a ottobre 2008 era al 3,4%).
A cosa si deve questo miglioramento? Per capirlo bisogna analizzare le variabili macro che sono alla base del calcolo dell'indice che pondera il reddito delle famiglie con la componente finanziaria (tasso di interesse sui mutui e andamento dei prezzi delle case). E quindi si arriva alla formula tale per cui le famiglie sono mediamente in grado di acquistare un'abitazione (di 103,7 metri quadri in media) ai prezzi di mercato se l'indice è superiore a 0.
Il miglioramento dell'accessibilità al mattone – spiegano dal l'ufficio studi – trae vigore dal basso livello dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso (stabili a ottobre a 4,1%). Le famiglie sembrano avvantaggiarsi anche di un leggero miglioramento del potere d'acquisto rispetto all'investimento immobiliare: secondo le stime a ottobre a una famiglia media italiana occorrevano 3 anni e 357 giorni di reddito per acquistare la casa media, otto giorni in meno rispetto a marzo 2010. Questo passo in avanti deriva dall'effetto combinato – rileva l'ufficio studi che elabora l'indice – di una, seppur stentata, ripresa del reddito disponibile e di un andamento stagnante delle quotazioni immobiliari.
Il più favorevole posizionamento verso l'acquisto di un immobile si rispecchia anche nei fatti. La propensione all'investimento delle famiglie mostra, infatti, segnali di ripresa (seppur timidi): nel terzo trimestre nel 2010, le famiglie italiane hanno investito nel mattone in media l'8,6% del proprio reddito, un decimo in più rispetto al primo trimestre 2010. E nel futuro? Non ci dovrebbero essere scossoni negativi. Le previsioni indicano che i tassi, in media, resteranno sotto la media storica.
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