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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 17:27.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontrerà nei prossimi giorni l'ad di Fiat Sergio Marchionne. Lo riferiscono all'Ansa fonti di governo precisando che il giorno non è stato ancora fissato ma che all'incontro saranno presenti anche i ministri Giulio Tremonti, Paolo Romani, Maurizio Sacconi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Oggetto dell'incontro sarà lo stato di attuazione e le prospettive del progetto Fabbrica Italia e l'evoluzione dell'integrazione tra Fiat e Chrysler.
Dopo le recenti dichiarazioni di Marchionne su una possibile fusione tra Fiat e Chrysler e sull'ipotesi dello spostamento del quartier generale del gruppo che hanno alimentato il dibattito e le polemiche di queste ore, sono proseguiti anche nella giornata di oggi i contatti tra lo stesso Marchionne e il ministro del Lavoro Sacconi. La data dell'incontro deve ancora essere fissata perchè deve tener conto degli impegni del governo e del rientro di Marchionne dagli Usa.
Le dichiarazioni di Marchionne
Com è noto, ieri, le discussioni sulle affermazioni di Mr Pullover non si erano fatte attendere. Marchionne, in quel di San Francisco, aveva sottolineato come «nei prossimi 2 o 3 anni potremmo cercare (di costruire, ndr) una sola entità che potrebbe avere sede qui», cioè negli Stati Uniti. Una frase cui era seguita una "mezza" smentita per stemperare le polemiche. Nessuna localizzazione, «né per l'oggi né per il domani», delle funzioni direzionali e progettuali di Fiat all'estero, era l'assicurazione del ceo del gruppo.
Le parole di Chiamparino
Cui, però, faceva seguito una dichiarazione del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che riportava le parole del presidente John Elkan: «Il presidente mi ha spiegato - ha detto il primo cittadino del capoluogo piemontese - che la strategia dell'azienda prevede l'integrazione con Chrysler e che ci saranno più centri direzionali nelle aree dove c'è una forte presenza di mercato: una a Torino per l'Europa, una Detroit per gli Usa, una in Brasile e se possibile una in Asia». Come dire insomma che, certo la Fiat rimarrà in Italia, ma che, com'era prevedibile, la globalizzazione rende meno rilevante Torino, e il Bel Paese in generale.