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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2011 alle ore 15:23.
Un aumento del 50% del prezzo dei biglietti dei treni italiani consentirebbe a Fs-Trenitalia dioffrire «un servizio migliore di quello tedesco». Ne è convinto l'amministratore delegato del gruppo Mauro Moretti, che ha partecipato alla Mobility Conference, in corso nella sede di Assolombarda a Milano. «In Gran Bretagna - ha spiegato - i ricavi per passeggero chilometro sono 400 considerati 100 i ricavi italiani, in Francia sono 250 e in Germania 220». E che «se dobbiamo andare avanti con 100 non ce la faremo mai, se invece avessimo 150, potremmo fare un servizio migliore di quello tedesco».
Fs: non esiste alcuna proposta per l'aumento dei biglietti
Più tardi un comunicato di Fs precisa che «non esiste alcuna proposta di aumento dei biglietti del trasporto regionale che, come ampiamente noto, sono stabiliti dalle stesse Regioni e non da Trenitalia». Moretti, sottolinea il comunicato, ha ribadito un concetto noto: «nel trasporto regionale in Italia, il gestore del servizio ha ricavi nettamente inferiori a quelli delle altre grandi società ferroviarie nei loro Paesi: fatto 100 il rapporto ricavi/passeggeri per chilometro in Italia, infatti, in Francia SNCF prende 250, in Germania le società ferroviarie 220, e in Inghilterra addirittura 400. Se Trenitalia potesse avere ricavi per 150 (ricordiamo che i ricavi provengono in parte dal prezzo del biglietto, ma per la maggior parte dai corrispettivi erogati dalle Regioni-committenti), potrebbe dare un servizio migliore anche rispetto a quello offerto, nei rispettivi Paesi, dalle altre grandi società ferroviarie».
Levata di scudi dei consumatori
Le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Fs ha provocato forti reazioni fra le associazioni di utenti. «È stupefacente e inaccettabile la provocazione di Moretti di voler aumentare del 50% il prezzo dei biglietti dei treni», ha commentato il presidente di Adoc Carlo Pileri. «La rete ferroviara è stata pagata dallo Stato e i treni sulla maggior parte delle tratte risalgono agli anni '70. Solo l'alta velocità ha visto il rinnovo delle vetture che però come abbiamo più volte denunciato hanno carenza per i servizi igienici e sulla puntualità. Un treno su quattro non rispetta gli orari e questi sono dei disvalori, su cui non vuole neanche discuterne con le associazioni dei consumatori».