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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 09:40.
Mano tesa agli armatori, con i quali non sempre il rapporto è idilliaco, ma il dialogo è assolutamente necessario; e via alla ricerca di un accordo con i sindacati sul contratto collettivo, per arrivare a una nuova e più flessibile organizzazione del lavoro. Sono i primi obiettivi con cui Mario Mattioli, da pochi giorni confermato, per un altro triennio, alla guida di Assorimorchiatori, intende affrontare il suo secondo mandato.
L'associazione rappresenta aziende per un fatturato complessivo di oltre 155 milioni con una flotta di 120 unità e mille dipendenti marittimi. In Italia il servizio di rimorchio, nella sua globalità, supera i 220 milioni di fatturato, dispone di 170 rimorchiatori e 1.400 dipendenti.
Oltre ad essere alla guida del gruppo Cafima (unità di rimorchio e supply vessel per piattaforme offshore), Mattioli è vicepresidente di Confitarma. Più che logica, quindi, la sua volontà di guardare con molta attenzione alle esigenze dell'armamento, indirizzate soprattutto a un contenimento delle tariffe, per i servizi di rimorchio.
Ormai le grandi navi da crociera e i traghetti (a differenza di petroliere, gasiere e bulk carrier) sono in grado, in condizioni meteo-marine normali, di entrare nei porti senza bisogno dei rimorchiatori. Di qui le richieste, e a volte le lamentele, sulle tariffe del rimorchio giudicate troppo salate.
«Non bisogna dimenticare – spiega Mattioli – che i servizi di rimorchio non si limitano al cavo offerto per trainare le navi. Ma godono di una concessione specifica per svolgere nei porti un'attività per la sicurezza che è al servizio anche dell'autorità marittima. I rimorchiatori operano in azioni di salvataggio e di recupero. E devono essere sempre pronti ad entrare in azione, con mezzi e uomini adeguati alle necessità richieste.
D'altra parte, tutto questo è contenuto nell'accordo del 2007, firmato da rimorchiatori, ormeggiatori, piloti e armamento, che sancisce il mantenimento di regole precise. Il mio obiettivo, peraltro, è di tenere un dialogo costruttivo e una logica di partnership con Confitarma, all'interno di un comparto regolamentato». La linea politica di Assorimorchiatori, dunque, è di far sì che le aziende associate «siano al servizio dei porti, massimizzando la sicurezza nel rispetto dell'economicità del servizio. Negli ultimi anni, peraltro, abbiamo offerto un andamento medio tariffario inferiore al livello di inflazione».
Per quanto riguarda il lavoro, l'armatore ricorda che «il contratto collettivo di lavoro è in scadenza e, insieme a Confitarma, cercheremo concordemente di utilizzare forme di flessibilità, mantenendo strutture con lo stesso livello di efficienza e una maggiore economicità. Bisogna avere permanenze più lunghe a bordo. Si tratta di un obiettivo raggiungibile, perché il nostro lavoro, pur richiedendo elevate dosi di professionalità e impegno, fa registrare rilevanti periodi di attesa all'interno dello svolgimento di ciascun turno lavorativo. Su questo, comunque, vogliamo un dialogo con le organizzazioni sindacali». (R.d.F.)
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