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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2011 alle ore 06:41.

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Dopo mesi positivi, comincia a dare segni di rallentamento la crescita del traffico container nei porti italiani. La tendenza va di pari passo con la previsioni degli operatori del settore, che prefigurano, per la seconda metà del 2011 e per il 2012, una brusca diminuzione della movimentazione di container a livello globale e segnatamente nei porti europei del northen range.

In Italia, comincia a far sentire il suo peso l'addio, annunciato nel maggio scorso, dei danesi di Maersk a Gioia Tauro. Lo scalo di transhipment calabrese, a giugno, con 177mila teu (container da 20 piedi) movimentati, ha segnato -30% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (254mila teu) e il mese di luglio registra un ulteriore peggioramento, pari a -39%, con la caduta dai 262mila teu del 2010 ai 159mila di quest'anno. Dati che incominciano a incidere (e lo faranno sempre più nei prossimi mesi) sul totale della movimentazione di container in Italia.

In effetti, se nei primi cinque mesi dell'anno in corso il traffico container era aumentato del 6%, il primo semestre del 2011 si è concluso con un più modesto +4 per cento. E la situazione sembra destinata più a peggiorare che non a migliorare. Con i porti di trasbordo (Gioia Tauro, Cagliari e Taranto) messi sempre più in difficoltà dalla concorrenza dei loro omologhi nordafricani.

La caduta di Gioia Tauro salta subito all'occhio: mentre da gennaio a maggio lo scalo segnava ancora un +6,1% rispetto al 2010 (ma l'addio di Maersk ancora non entrava nel conto), la chiusura del semestre, con le perdite di giugno, ha condotto il porto a totalizzare -0,7%, rispetto gennaio-giugno 2010. Cagliari segna, invece, -8,2% nel semestre (risalendo di qualche punto sul -9,1% di gennaio-aprile) mentre Taranto che registrava +18,2% nei primi cinque mesi chiude il semestre con +17,5 per cento.

Per quanto riguarda i porti gateway, Genova passa da una crescita del 7% nei primi cinque mesi a un +6,6% del semestre; La Spezia scende da +9 a +8,7%; Livorno passa da +4 a +2%; Napoli da +0,6 a -0,6%; Salerno da +6 del periodo gennaio-maggio 2011 a +2,1% del semestre. Anche i porti adriatici, che pure continuano a crescere percentualmente in misura maggiore degli altri, mostrano un rallentamento. Insomma, per quasi tutti gli scali italiani, giugno ha portato una contrazione, più o meno significativa, della crescita di movimentazione di container. Un vento che sta cominciando a spirare in tutta Europa.

L'edizione nord europea del Global Port Tracker, osservatorio sugli scali compilato da Isl (Insititute of shipping economics and logistics) e Hackett Associates, riporta che, per i sei maggiori scali container europei (Le Havre, Anversa, Zeebrugge, Rotterdam, Brema/Bremerhaven e Amburgo), il 2011 dovrebbe chiudersi con una crescita complessiva del 7,8 per cento. Ma solo grazie al forte impulso della prima metà dell'anno. Nel secondo semestre, infatti, dicono gli autori del report, «l'intero panorama economico sta inviando segnali di un rapido rallentamento. Guardando al 2012, ci aspettiamo una brusca diminuzione della crescita della movimentazione dei container».

E questo avverrà, concludono gli autori dello studio, mentre la flotta mondiale aumenta di capacità, con la consegna di ordini di nuove grandi navi, capaci di trasportare fino a 18mila teu. Una situazione che manterrà i noli sotto pressione, almeno fino a quando una parte delle portacontainer attualmente in uso non sarà ritirata dal mercato. Il fatto è che le grandi compagnie (quelle europee, a partire da Maersk e Cma-Cgm, come quelle asiatiche), nonostante bilanci semestrali in contrazione, continuano a ordinare nuove navi. Una stima di Clarksons certifica che, nei primi sette mesi del 2011, nel mondo sono state ordinate nuove portacontainer per 20,6 miliardi di dollari. Alcuni operatori sostengono che a spingere le compagnie è il fatto che le grandi navi in ordine consentono maggiori economie di scala. Molti porti italiani, però, non saranno in grado di accoglierle.

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