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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2011 alle ore 10:08.

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«Gioia Tauro ha la potenzialità per divenire il miglior hub del Mediterraneo». Ad affermarlo è Gianluigi Aponte, patron di Msc (secondo operatore al mondo nel trasporto container) e unico terminalista rimasto sulle banchine dello scalo calabrese, dopo l'addio di Maersk. L'armatore non si è fatto influenzare dalla protesta dei lavoratori, scoppiata durante il confronto per il piano di cassa integrazione del terminalista Mct.

Una protesta che, la settimana scorsa, ha bloccato per due giorni l'operatività del porto. Di fronte alle braccia incrociate, Aponte ha deciso di spostare alcune navi sul Pireo e su Valencia, in attesa che la situazione a Gioia Tauro tornasse alla normalità; e, in effetti, il lavoro sui moli è ripreso già da venerdì 29 luglio.

Aponte ha aspettato anche che fosse chiaro il risultato del referendum indetto dai sindacati dopo la firma di un preaccordo con Mct, in cui si prevede Cig per 12 mesi, a rotazione, su 971 unità, per un totale di ore equivalente a 416 persone e l'individuazione del personale in rotazione tramite una serie di parametri, aggiuntivi a quelli di legge, che misurano il tasso di assenteismo, il comportamento (provvedimenti disciplinari) e il merito. Il referendum si è concluso con una prevalenza di sì al piano (486 voti a favore, contro 351 no). «Crediamo - diceva l'armatore, quando ancora le schede della consultazione non erano state scrutinate - che prevarrà il buonsenso».

Ora che il risultato è arrivato e, dall'1 agosto, è scattata la Cig, le parole di Aponte mostrano la convinzione di chi davvero crede nel porto calabrese. «È nell'interesse dei lavoratori - afferma - migliorare il lavoro di Gioia Tauro e fare di questo hub un leader nel Mediterraneo. Sono loro i primi a sapere, infatti, che il futuro dipende dalle azioni che compiono e sarebbe stata una follia fare cose insensate, in questo momento di crisi mondiale. Sono davvero convinto che questo porto possa diventare il miglior hub del Mediterraneo; a condizione, però, che i lavoratori ce la mettano tutta. Il potenziale per essere i più bravi ce l'hanno e io credo che lo tireranno fuori».

Sembrano lontani i tempi (gennaio scorso) quando l'armatore aveva portato le navi da Gioia al Pireo, denunciando assenteismo e bassa produttività sulle banchine calabresi. Allora su quel terminal venivano ancora movimentati i container di Maersk. Il futuro, afferma Aponte, «si deve creare con il lavoro, non con le negoziazioni sindacali o le minacce. Per noi la produttività è tutto e i lavoratori di Gioia Tauro hanno il potenziale, le conoscenze e le capacità per operare come serve. E per ora lo stanno facendo».

Il numero uno di Msc spiega anche di non essersi fatto influenzare dalla protesta: «Non sono una persona che va avanti con i colpi di testa. Siamo in grado di aspettare che una vertenza sindacale si concluda. Abbiamo mandato le navi al Pireo con l'ottica, poi, di tornare a Gioia Tauro. Io sarò sempre presente nel porto calabrese se le persone, lì, lavoreranno». (R.d.F.)

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