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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 17:57.

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Il rendering del futuro terminal containerIl rendering del futuro terminal container

«Tra il 2011 e il 2014 entreranno in attività 152 navi portacontainers con una capacità di carico tra i 10mila e i 18mila teu (acronimo di Twenty-Foot Equivalent Unit, la misura standard di volume nel trasporto dei container). Siamo convinti che l'Adriatico verrà servito dalle linee in maniera diretta, riposizionando su queste rotte navi da 5 a 10mila Teu, lunghe 330 metri, larghe più di 40, che richiedono fondali di 14 metri.

Per questo vogliamo dotare il porto di Ravenna di una infrastruttura capace di rispondere a questa nuova competizione». Thomas Eckelmann, presidente del Gruppo Eurokai, partner di minoranza nella gestione del Terminal containers Ravenna, spiega così la volontà di potenziare il porto.

Il progetto prevede mille metri di banchina, 10 gru post panamax (destinate alle navi di grandi dimensioni, non in grado di attraversare le chiuse del canale di Panama, ndr), nuovi fasci ferroviari verso Milano, la Svizzera e il sud Europa; un investimento di 78 milioni di euro, più altri 130 per l'approfondimento dei fondali (i cui benefici si spalmeranno su tutti i traffici portuali, destinati a crescere di 4 milioni di tonnellate entro il 2015). Così il porto di Ravenna intende intercettare i traffici crescenti tra Estremo Oriente e Nord Italia-Centro Europa.

Il terminal sarà realizzato da Tcr nella penisola Trattaroli destra, prospiciente il Candiano, con fondali che verranno portati a -14,50 metri. Nella compagine azionaria entrerà anche la Cmc (costruzioni), che acquisirà il 10% di azioni dalla Sapir (la societè del porto intermodale di Ravenna). Quindi Tcr vedrà Sapir al 60%, Contship al 30, Cmc al 10. Il terminal sarà operativo dal 2016.

«Per rendere Ravenna protagonista del traffico contenitori che si potrà sviluppare in Alto Adriatico – aggiunge Giordano Angelini, presidente della Sapir – la nostra società, Contship (che gestisce Gioia Tauro) e Cmc hanno raggiunto un accordo in base al quale se il porto sarà approfondito a -14,50 metri investiranno subito 78 milioni per realizzare la prima parte del nuovo terminal, con l'obbiettivo dei 650mila teu (contro gli attuali 200mila) e una occupazione di 450 persone. Gli impianti occuperanno un'area di 192mila mq. Altri 218mila saranno tenuti a disposizione per un futuro ampliamento».

I lavori per portare i fondali a -13,50 metri inizieranno appena dal ministero arriverà l'ok alla valutazione di impatto ambientale del piano regolatore portuale (entro giugno, si spera). «L'Autorità portuale – spiega il presidente dell'ente, Giuseppe Parrello – ha già disponibili 60 milioni. Altri 70 dovrebbero arrivare dal governo in base all'Accordo Stato-Regione Emilia-Romagna. Per arrivare a -14,50 metri, serviranno altri 70 milioni, reperibili sempre dall'Accordo Stato-Regione perché già previsti. Questo è un progetto serio, correlato delle valutazioni di impatto sul Pil, dove i privati investono. Non uno dei tanti annunci».

La Cmc, tra l'altro, intende sviluppare attorno al nuovo terminal il polo della logistica e adeguate infrastrutture stradali e ferroviarie: «Per la riuscita dell'operazione – commenta l'ad della cooperativa ravennate, Dario Foschini – gli enti pubblici dovranno esprimere il massimo impegno per accelerare gli iter burocratici». La prossima settimana il sindaco Fabrizio Matteucci e l'assessore regionale ai Trasporti, Alfredo Peri, chiederanno al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di destinare a Ravenna i fondi stanziati per l'approfondimento dei fondali.

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