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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2011 alle ore 10:09.
Assologistica è pronta ad abbandonare il tavolo governativo sui tempi di carico e scarico delle merci, al quale partecipa tutto il cluster marittimo, e ad affidare a un collegio di legali il compito di impugnare tutti i recenti provvedimenti legislativi in materia. Questo il mandato che il comitato direttivo dell'associazione, che raggruppa una larga fascia di terminalisti portuali e imprese di logistica, ha dato al suo presidente, Nereo Marcucci, il quale lo eserciterà se il governo non accoglierà alcune proposte del settore.
E sono proprio i porti il punto focale su cui incentra, alla vigilia di una riunione col ministero dei Trasporti, prevista per domani (anche se ancora manca la conferma definitiva), la dura presa di posizione di Assologistica, che polemizza contro l'applicazione sui terminal del decreto dirigenziale 69/2011, collegato alla legge 127/2010 sull'autotrasporto. La norma prevede, per ogni ora di attesa oltre le due, sul carico e lo scarico delle merci dai camion, il pagamento di un risarcimento di 40 euro da parte del committente al trasportatore.
L'associazione, insomma, attacca uno dei provvedimenti voluti dal sottosegretario ai trasporti Mino Giachino, il quale, tramite quel decreto dirigenziale, ha inteso dare un colpo di acceleratore allo snellimento delle operazioni di carico e scarico delle merci in Italia. Il vero problema, secondo Assologistica, si concentra sui terminal portuali, per i quali la normativa prevede la possibilità di una deroga, previi accordi di programma tra le parti, da stipulare in ciascuno scalo. Una deroga che però, secondo Marcucci, viene scavalcata dal decreto 69. «Nel giugno 2010 – afferma il presidente di Assologistica – si raggiunse un accordo sulle tariffe minime dell'autotrasporto che Assologistica, con altre associazioni, decise di non sottoscrivere.
Poi è stata fatta la legge 127 (che recepisce quelle tariffe, ndr), la quale prevede, tra l'altro, di porre un freno alle angherie che qualche caricatore o committente faceva al vettore. E così si è pensato all'indennizzo oltre le due ore. Per quanto riguarda l'ambito portuale e gli interporti, però, vi sono elementi esterni che interferiscono sui tempi di carico e scarico. Tra questi le dogane e altri enti preposti alle verifiche o semplicemente i colli di bottiglia che spesso si creano nei pressi degli scali. Per questo ottenemmo che l'indennizzo fosse oggetto di specifici accordi di programma da fare localmente e all'insegna di due principi inderogabili: reciprocità e responsabilità».
Assologistica, prosegue Marcucci, «propose che, prima degli accordi, si organizzasse un sistema di comunicazione telematico tra caricatore, vettore e committente per garantire il cadenzamento dei flussi di camion nei porti. Il ministero, invece, ha varato il decreto dirigenziale che prevede, comunque, l'indennizzo del committente che, poi, col diritto di rivalsa si rifà sul terminal. Questo vuol dire creare grande confusione nei porti e dare molto lavoro agli avvocati».
Marcucci spiega, poi, che i terminalisti sono pronti a lavorare 24 ore su 24, ma a patto che anche gli autotrasportatori evitino di arrivare al terminal tutti nelle stesse ore. «Parlando di principio di reciprocità – chiarisce – intendo dire, appunto, che i camion si devono organizzare per saturare gli impianti sull'arco di 18-24 ore, comunicando costantemente per via telematica. Sennò si generano costi inutili. Poi viene il principio di responsabilità: siamo pronti a rimborsare solo i disservizi che noi stessi provochiamo; non possiamo pagare per le code in autostrada o i colli di bottiglia nei porti. Insomma, il decreto dirigenziale 69 è inapplicabile perché dà adito alla prevaricazione di un soggetto politicamente forte, come gli autotrasportatori, nei confronti del terminalista, soggetto debole».
Il sottosegretario Giachino, da parte sua, per trovare una soluzione, aggiunge Marcucci, «in armonia con le proposte condivise da noi, Assoporti e l'intero cluster marittimo, ha pensato di redigere un protocollo che definisca linee guida per ridurre i tempi di attesa, che ogni porto dovrà, poi, adottare e adattare sulla base delle proprie esigenze. Noi siamo d'accordo di firmare un documento di questo tenore. Ma il comitato direttivo mi ha dato mandato di uscire dal tavolo e di muovere i legali se il governo, con un provvedimento ad hoc, non sospenderà, per i porti, gli effetti del decreto 69 fino a quando le linee guida non saranno applicate in tutti gli scali».
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