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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 09:02.

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Ugo CappellacciUgo Cappellacci

Confindustria Sardegna e Confindustria Ceramica lanciano l'allarme sul trasporto di materie prime dall'isola al continente. Da quanto la Regione guidata da Ugo Cappellacci ha lasciato intendere, infatti, spiegano le due associazioni, eventuali supporti economici o abbattimenti di costi sul trasporto via traghetto saranno riservati da Saremar (la compagnia attualmente gestita dall'amministrazione regionale) solo ai passeggeri, non alle merci.

Un problema non da poco, visto che, per produrre i 400 milioni di piastrelle che si fabbricano in Italia, servono 8 milioni di tonnellate di materie prime (caolini feldspati, argille e sabbie). Di questi, il 10%, pari a 800mila tonnellate, arriva dalla Sardegna, per un controvalore di circa 100 milioni di euro.

A fronte di simili cifre, il presidente di Confindustria Sardegna, Massimo Putzu, e quello di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini, hanno scritto ieri a Cappellacci.

«Il settore delle piastrelle di ceramica – si legge nella lettera – utilizza materie prime minerali di diversa natura e origine; la scelta dei materiali impiegati deve bilanciare le esigenze tecnologiche dei singoli prodotti con la sostenibilità economica delle produzioni».

Per il loro forte orientamento all'export (circa il 75% delle vendite), chiarisce, poi, il documento, le aziende italiane produttrici di piastrelle, «devono affrontare un'agguerrita competizione globale che si è fatta, negli ultimi anni, estremamente serrata e impone una rigorosa attenzione. La quota di materiali di origine sarda oggi impiegati dal settore ceramico nazionale ammonta a diverse centinaia di migliaia di tonnellate annue, che vengono in gran parte trasportate verso il distretto di Sassuolo. Anche a fronte di significative tensioni che si registrano sui prezzi del feldspato turco, la quota di prodotto sardo potrebbe ulteriormente aumentare».

In effetti, prosegue la missiva, «si potrebbe consolidare un rapporto virtuoso che contribuisce a uno sviluppo "diffuso" del nostro Paese e all'equilibrio della nostra bilancia dei pagamenti». Oggi, si legge ancora nel testo, «l'industria ceramica ha trovato nella cooperazione con l'industria estrattiva sarda un elemento di competitività che coniuga qualità dei prodotti e costi di fabbricazione compatibili».

Questa sinergia «è messa a rischio dall'incertezza degli approvvigionamenti e dagli incrementi registrati dai costi di trasporto dei minerali dalla Sardegna. Risulta pertanto assolutamente necessario che siano ricercate, con la massima urgenza, tutte le misure idonee a ristabilire la possibilità di trasportare quantitativi adeguati di materie prime dalla Sardegna, con regolarità nel corso dell'anno, e a costi che permettano di mantenere la competitività delle imprese utilizzatrici».

L'alternativa, fanno capire i vertici delle due associazioni confidustriali, è che le aziende smettano di rifornirsi dalla Sardegna e aumentino le importazioni di materie prime da Turchia, Ucraina, Francia e Germania. (R.d.F.)

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