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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 09:02.

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Traghetti, regioni in alto mareTraghetti, regioni in alto mare

Procede col ritmo di una corsa a ostacoli la privatizzazione di Tirrenia. Il governo sta andando avanti, non senza intoppi, con la vendita della società madre, per la quale è già stato dato il via libera all'acquirente Compagnia italiana di navigazione (Cin), che però deve ancora avere il placet dell'Antitrust e di Bruxelles, e con quella di Siremar, che serve le isole della Sicilia.

Nel frattempo, però, le Regioni Toscana, Sardegna, Campania e Lazio sono impegnate con le privatizzazioni delle ex controllate di Tirrenia: Toremar, Saremar e Caremar, passate loro gratuitamente dall'esecutivo, con un processo che ha subito notevoli ritardi. In effetti, l'unica ad aver assegnato la gara, a Moby di Vincenzo Onorato, è la Toscana. Ma la vendita delle compagnie regionali presenta, a monte, un problema non da poco: perché queste vantano, nei confronti della società madre, un credito per complessivi 29 milioni. Credito che il ministero dell'Economia ritiene debbano coprire le Regioni stesse, prelevando il denaro dai fondi Fas. Una soluzione respinta da tutte le amministrazioni regionali.

Intanto il commissario straordinario di Tirrenia, Giancarlo D'Andrea, deve iniziare a pensare alla vendita degli asset immobiliari della società, che comprendono Palazzo Sirignano a Napoli, palazzo Molin Adriatica a Venezia, due sedi romane e quella di Alessandria d'Egitto. L'advisor è già stato deciso: Rotschild, coadiuvato da Reag (Real estate advisory group). Ed è quasi conclusa la vendita di sei delle sette navi considerate non strategiche. I traghetti veloci Aries, Taurus, Scorpio, Capricorn, Scatto e Guizzo sono stati assegnati: quattro ad armatori europei (nessun italiano) e due a compagnie del Far East. Il prezzo è stato inferiore ai due milioni di euro ciascuno.

Riguardo alla cessione della società madre Tirrenia, che comprende 1.400 addetti e 18 navi, Cin, la cordata guidata dagli armatori Aponte, Grimaldi e Onorato, è infastidita dalla concorrenza che la Regione Sardegna sta facendo alla compagnia con Saremar, che ha noleggiato per la stagione estiva due traghetti, per i quali vende biglietti low cost.

La Sardegna avrebbe dovuto privatizzare Saremar ma intende, invece, gestirla inhouse (una procedura consentita dalla Ue) diventando, di fatto, competitor di Tirrenia. E se quest'ultima, per le convenzioni sulle linee considerate di servizio pubblico, può disporre di 72,6 milioni l'anno per otto anni, la Saremar dispone di 13,6 milioni annuali per 12 anni.

Mentre le altre, sempre nell'arco di 12 anni, hanno contributi di differente entità: Siremar (per acquisire la quale sono in gara in due: Compagnia delle isole e Società di navigazione siciliana) di 55,6 milioni; Toremar di 13 milioni e Caremar di 29,8. Da quest'ultima, peraltro, a marzo, è stata scorporata la società Laziomar che, con due navi e due aliscafi in dotazione, deve servire le isole pontine: dei 29,8 milioni complessivi, quindi, 10 vanno a questa società e 19,8 (con 5 ferry più due unità veloci) restano a Caremar.

Le gare per la privatizzazione delle due compagnie potranno partire non prima di fine giugno. «Caremar – spiega Sergio Vetrella, assessore ai Trasporti della Regione Campania, nonché coordinatore della commissione infrastrutture della conferenza Stato-Regioni – vanta un credito da Tirrenia di 8 milioni, Saremar di 11,5, Toremar di 9,5. Totale 29 milioni. Il debito della compagnia pubblica doveva essere coperto dal Governo ma, con il commissariamento di Tirrenia, è ricaduto sulle Regioni. Questo, almeno, sostiene il ministero dell'Economia. Invece non è giusto che gravi sulle amministrazioni regionali e neppure che si usino i Fas per coprirlo. Per risolvere la situazione, le Regioni hanno scritto al presidente del consiglio, chiedendogli un incontro e un intervento».

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