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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 09:23.
Zona franca nel retroporto, potenziamento dei collegamenti ferroviari e un pacchetto per abbattere il costo del lavoro e garantire flessibilità contrattuale, in modo da invogliare le aziende ad aprire attività nell'area. Questi i principali punti del progetto che la Regione Calabria sta cercando di mettere in atto per salvare l'occupazione a Gioia Tauro dopo la decisione del colosso dei container Maersk di escludere lo scalo calabrese di transhipment dalle sue rotte.
Ieri il vicepresidente della Regione, Antonella Stasi, ha riunito i tecnici regionali per definire la strategia da adottare anche in vista degli incontri, organizzati per giovedì e venerdì, in cui i vertici della Regione accoglieranno un gruppo di imprenditori potenzialmente interessati al porto e al retroporto di Gioia Tauro.
Un'azione di marketing avviata prima che Maersk optasse per l'abbandono dello scalo e che ora diventa essenziale per il futuro dei 1.080 dipendenti diretti di Medcenter container terminal (Mct), la società che gestisce le banchine calabresi. Secondo i sindacati sono in 300 a rischiare il posto, anche se l'azienda non dà conferme sulla cifra. I nomi dei partecipanti al meeting del 9 e 10 giugno, peraltro, sono di rilievo: Campari, Barilla, Fedex, Kuehne and Nagel, Lavazza, Gefco Italia, Auchan, Coop, Crai, sono solo alcune delle aziende che visiteranno il porto di Gioia Tauro. E per le istituzioni locali è essenziale capire quali siano le loro aspettative e trovare il modo di soddisfarle dimostrando, attraverso un piano ben definito, che il porto è in grado di offrire alle imprese un supporto logistico di alto livello.
Mct, primo soggetto ad essere colpito dall'addio di Maersk, nei giorni scorsi ha presentato alla Regione il suo progetto per aumentare il peso dello scalo. L'idea è di rendere funzionate la zona franca del retroporto, che attualmente non è utilizzata. Si tratta di un'area di 86 ettari, 60 dei quali sono liberi. Gli altri (incredibilmente) sono occupati da aziende che non lavorano nel settore della logistica. Il progetto di Mct, a quanto risulta, prevede la realizzazione di due magazzini, da 50mila metri quadrati l'uno, da offrire ad aziende interessate a operare in regime di free zone. La stessa Medcenter intenderebbe riservarsi in questi spazi 20mila metri quadrati per insediarvi società controllate che si occupano di logistica.
Anche la Regione, spiega la Stasi, pensa a garantire il funzionamento e un eventuale allargamento della zona franca e sta anche discutendo di possibili facilitazioni con l'Agenzia delle dogane. «Ma non solo. Un altro obiettivo è potenziare la linea ferroviaria che serve il porto. Esiste una rete con sei binari che oggi è utilizzata con difficoltà. Per formare un treno ci vuole un giorno: mancano le merci. È necessario, quindi, valorizzare l'esistente e poi realizzare il nuovo tratto di ferrovia previsto nell'accordo di programma quadro per la logistica (valore 459 milioni, ndr) firmato con l'Autorità portuale, i ministeri di Sviluppo economico e Infrastrutture e Rfi».
Quel documento, prosegue la Stasi, «prevede lavori di infrastrutturazione su banchine e fondali, la costruzione di un polo logistico intermodale nel retroporto, con il potenziamento delle ferrovie, per il quale stiamo sollecitando un cronoprogramma a Rfi, e 55 milioni di incentivi alle imprese che vogliono avviare attività di logistica. Riguardo a quest'ultimo punto, abbiamo stretto un'intesa con lo Sviluppo economico e Invitalia che ci consentirà di attivare un piano per incentivare gli interventi sull'area retroportuale di Gioia; un territorio da 400 ettari, che abbiamo mappato.
L'idea studiata col ministero è di creare un pacchetto sul modello del contratto di programma fatto per Termini Imerese. Con lo scopo di abbattere il costo del lavoro, concordare con i sindacati contratti flessibili e allestire un'area a burocrazia zero come previsto nel recente decreto sviluppo del governo». La Regione domani incontrerà Mct e poi i nsindaca ti n, proprio per parlare di questo piano, in attesa de i n meeting con le imprese nei due giorni seguenti. La prossima settimana, invece, è prevista una riunione co n il n ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.
LA PAROLA CHIAVE
Zona franca
Con il termine zona franca si intende uno spazio escluso dal territorio doganale di uno Stato, dove non vengono riscosse le imposte di dogana, cioè i dazi d'importazione ed esportazione delle merci. L'obiettivo è di favorire il commercio internazionale e talvolta lo sviluppo industriale dello spazio in questione e, indirettamente, di quelli circostanti. Le zone franche sono istituite, di solito, in modo autonomo dai singoli Stati ma possono anche essere istituite o confermate per effetto di accordi internazionali. Le aree di questo tipo di solito vengono create in zone portuali, marittime o fluviali.
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